Come da oggetto.
Portafortuna
Ho smesso di essere superstizioso la mattina di Capodanno 1991 quando, rientrando a casa alle 6 del mattino, mi sorpresi a correre per evitare che un gatto nero passasse davanti al mio portone prima di me.
Chi avrebbe potuto salvarmi a quell'ora del mattino? Così decisi che era una cosa stupida e non ho mai più seguito le superstizioni. Specchi, sale, olio, scale, gatti neri, cappelli sul letto... nulla.
Ci sono però degli oggetti che ritengo in qualche modo fortunati. Se trovo per terra una perlina, un sassolino strano, un chiodo, tendo a conservarli con un sorriso e ad illudermi che le cose, da quel momento in poi, andranno meglio.
Le cose, in genere, vanno sempre più a schifo, così sono tentato di liberarmi di quegli inutili oggetti. E invece un neurone lì dietro mi dice: "guarda che comunque ti sei salvato!". Quindi sorrido ancora una volta al sassolino, al pupazzetto, al chiodo storto e ringrazio con indulgenza.
Post scriptum: NON TEMERE IL VENERDÌ 13 MA IL MARTEDÌ 17!
72° Festival della canzone italiana di Sanremo - Serata finale
Al contrario, ecco, di Giusy Ferreri, che ha cominciato con lo stile Amy Winehouse per poi diventare una caricatura di se stessa. Io vorrei proprio sapere se sotto la doccia canta nello stesso modo, con la stessa voce. Giusy, alla prossima stupiscici, visto che la canzone comunque non è male.
72° Festival della canzone italiana di Sanremo - Quarta serata
Porcocazzo! Che meraviglia! Che poesia!
72° Festival della canzone italiana di Sanremo - Terza serata
Si comincia a razzo.
Finalmente hanno equalizzato bene la voce della Ferreri. Così non si capisce niente lo stesso quando canta, però solo per colpa sua.72° Festival della canzone italiana di Sanremo - Seconda serata
72° Festival della canzone italiana di Sanremo - Prima serata
Achille Lauro - Domenica
Titoli di coda
Da quello che ho potuto capire osservando dall'esterno i titoli di coda della vita dei miei, non esiste una soglia massima di dolore che un corpo umano può produrre. Quando soffri, speri che vada meglio; in alcuni casi invece tutto fa male, e può far male sempre di più, senza alcun limite.
Ci si aspetta, quindi, un po' di sollievo, il conforto, la tranquillità. E invece ti trovi nell'anticamera dell'inferno, usando un poderoso eufemismo: il pronto soccorso.Nello specifico, trovo che quello di Andria sia tra i posti più inumani del mondo occidentale.
Non ho nulla da dire sulla professionalità e competenza degli operatori (vabbè, tralascio un caso particolare, credo perseguibile d'ufficio), però sembra di stare in Interstellar: "cinque minuti" detto da un OSS equivale a diverse ore nel mondo appena fuori da quella porta.
Tutto è troppo lento, all'esterno. Più che frenetico, lì dentro.
Mi hanno guardato negli occhi solo i medici, quattro su cinque, e UN infermiere. Per gli altri ero un numero, il parente di una cartella clinica, il figlio di uno slot in OBI.
E allora ho giocato a fare il gatto di marmo: ho atteso per ore fuori da quella porta, di "cinque minuti" in "cinque minuti", ottenendo ogni volta il desiderato colloquio col medico di turno e il "me lo dai un bacino?" a mamma, contrattando (!) consulenze, terapie e trasferimento.
Poverini, quegli operatori: vessati dai tagli e dalle riorganizzazioni di un DG andato via tra gli onori e le eroiche celebrazioni; minacciati da utenti sofferenti e parenti incazzati; costretti a lavorare in spazi palesemente inadeguati, angusti e insalubri.
A quei pochi che sanno guardare negli occhi auguro tutto il bene del mondo, affinché possano continuare a guidare le persone attraverso il caos.
A tutti gli altri auguro di trovare strade già battute, ché non è cazzo il loro!
A voi, che avete voluto bene a mamma, chiedo di volergliene ancora, tanto, a lungo.
A voi, che volete bene a me, dico grazie con tutto il mio cuore.