Achille Lauro - Domenica
72° Festival della canzone italiana di Sanremo - Prima serata
Achille Lauro - Domenica
Titoli di coda
Da quello che ho potuto capire osservando dall'esterno i titoli di coda della vita dei miei, non esiste una soglia massima di dolore che un corpo umano può produrre. Quando soffri, speri che vada meglio; in alcuni casi invece tutto fa male, e può far male sempre di più, senza alcun limite.
Ci si aspetta, quindi, un po' di sollievo, il conforto, la tranquillità. E invece ti trovi nell'anticamera dell'inferno, usando un poderoso eufemismo: il pronto soccorso.Nello specifico, trovo che quello di Andria sia tra i posti più inumani del mondo occidentale.
Non ho nulla da dire sulla professionalità e competenza degli operatori (vabbè, tralascio un caso particolare, credo perseguibile d'ufficio), però sembra di stare in Interstellar: "cinque minuti" detto da un OSS equivale a diverse ore nel mondo appena fuori da quella porta.
Tutto è troppo lento, all'esterno. Più che frenetico, lì dentro.
Mi hanno guardato negli occhi solo i medici, quattro su cinque, e UN infermiere. Per gli altri ero un numero, il parente di una cartella clinica, il figlio di uno slot in OBI.
E allora ho giocato a fare il gatto di marmo: ho atteso per ore fuori da quella porta, di "cinque minuti" in "cinque minuti", ottenendo ogni volta il desiderato colloquio col medico di turno e il "me lo dai un bacino?" a mamma, contrattando (!) consulenze, terapie e trasferimento.
Poverini, quegli operatori: vessati dai tagli e dalle riorganizzazioni di un DG andato via tra gli onori e le eroiche celebrazioni; minacciati da utenti sofferenti e parenti incazzati; costretti a lavorare in spazi palesemente inadeguati, angusti e insalubri.
A quei pochi che sanno guardare negli occhi auguro tutto il bene del mondo, affinché possano continuare a guidare le persone attraverso il caos.
A tutti gli altri auguro di trovare strade già battute, ché non è cazzo il loro!
A voi, che avete voluto bene a mamma, chiedo di volergliene ancora, tanto, a lungo.
A voi, che volete bene a me, dico grazie con tutto il mio cuore.
Message in a bottle.
Vorrei lanciare un messaggio in bottiglia. Non ho voglia di scrivere e non ho una bottiglia.
Quindi mi lancerò, nella speranza che tu mi raccolga.
I had a dream
Un giorno ripenserò a tutto questo senza alcuna indulgenza.
La fine è prossima, lo sento*, e non avrò altra soluzione che abbandonarti.
Si chiama superbia, è decisamente il peccato che preferisco. Non il peggiore, che è invece mio amico da sempre.
.
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*entro fine anno.
OK, SONO PRONTO!
Dopo millenni di struggimenti, di dubbi, tentennamenti, indecisioni e false certezze sono arrivato alla conclusione delle conclusioni: la classifica dei CINQUE brani più belli dei SUBSONICA, secondo me!
Qualcuno adesso salterà dalla sedia, ma al primo posto, regina indiscussa dei miei brividi da quasi otto anni è...
UNA NAVE IN UNA FORESTA.
Quando l'ascoltai per la prima volta arrivai a commuovermi. Tuttora mi emoziona in modo totale.
Al secondo posto troviamo un grande classico...
STRADE.
Pare che sia uno dei brani più gettonati, quindi nessuno si stupirà di questa scelta.
Eh, ma al terzo posto troviamo una canzone recente, una pugnalata in pieno sterno, una fucilata di emozioni...
L'INCREDIBILE PERFORMANCE DI UN UOMO MORTO.
Boosta qui ha dato il meglio di sé. Un testo da strapparsi le mutande, un climax ascendente da manuale.
Le sorprese sono finite. Al quarto posto l'immancabile...
TUTTI I MIEI SBAGLI.
E' con questa canzone che ho conosciuto i Subsonica, è fuori dal podio perché il legame è puramente emotivo, più che stilistico.
Al quinto posto un altro grande classico, ormai...
ISTRICE.
Non ho mai visto il video per intero, mi terrorizza. La scalata finale dei "violini", invece, mi fa effetto ogni santa volta.
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P.S.: C'è un'altra canzone che mi fa arrapare forte, però la dico in silenzio, sottovoce, perché finirebbe per sostituire "Tutti i miei sbagli" e non ne ho voglia: è TRA LE LABBRA. L'acuto finale di Samuel è il più bel... salmo a finire in gloria!
1/3 completato.
Il 21 settembre di due anni fa cominciò un'attesa snervante.
Decisi di accomunare le tre "cose" che aspettavo in un'unica grande bolla. Mai errore fu più fatale: il tira e molla che ne derivò tra chi disponeva di quelle "cose" e me ha contribuito a corrodermi lentamente, senza riuscire a trarre sollievo e soddisfazione dai traguardi parzialmente raggiunti.
Non ne sono uscito migliore. Non dopo aver constatato l'inutilità di certe persone e la vacuità delle loro promesse, né dopo aver visto cosa quella puttana di Madre Natura riesce a combinare.
I tre obiettivi ora sono raggiunti. Spero di poterne godere.