- Ormai LEI sa quanto costa.
- LEI? Dammi del tu.
- Ormai TU sai quanto costa.
- Io sono Regulus21.
- Piacere, Barista.
- Giusto per non sentirmi più vecchio di quanto non lo sia già!
- Dai, avrai una trentina d'anni?
- Magari!
- Trentacinque?
- A-RI-MAGARI! Ciao!
I piccoli piaceri di un nuovo taglio di capelli.
marzo 08, 2011
marzo 08, 2011
marzo 07, 2011
marzo 07, 2011
Non tutto è perduto
Ho i capelli di una lunghezza anomala: non erano così lunghi da diversi anni. Mi ero scordato la bellezza di avere il vento tra i capelli. Sì, sono pochi, ma il piacere resta intatto.
Se basta così poco per ritrovare il piacere, allora non tutto è perduto.
Se basta così poco per ritrovare il piacere, allora non tutto è perduto.
marzo 04, 2011
marzo 04, 2011
Vado via. Tra un po'...
Sono sempre più convinto della necessità di lasciare questo Paese (scusate la maiuscola, è l'abitudine). Ne facessero quello che vogliono, hanno già preso troppi anni della mia vita, perché io regali loro anche quello che mi rimane. Stanno saccheggiando e riducendo in frantumi la mia città, rendendola inospitale e fragile.
Quando si accorgeranno che le bare non hanno le tasche, lascerò che si impicchino al ramo più alto.
Quando si accorgeranno che le bare non hanno le tasche, lascerò che si impicchino al ramo più alto.
marzo 03, 2011
marzo 03, 2011
Misteri dolorosi
Ieri sera, intorno alle 23 sono andato in bagno e... con curiosità, mi sono pesato.
Sì, indossavo i jeans, ma con la dovuta approssimazione, ho notato con orgoglio di essere sceso a circa 106kg. WOW, ho pensato, è il livello della primavera scorsa, ma senza sforzo!
Stamattina ho deciso di pesarmi "al netto"; perciò, dopo aver fatto toeletta, seminudo e senza nemmeno far colazione, sono salito sulla bilancia.
ORRORE E RACCAPRICCIO, inspiegabilmente la bilancia segnava 109kg! Sono sceso con un magone addosso che metà bastava.
--------------
Tre sere fa ero al distributore automatico di benzina. Eccerto, sfrutto il risparmio del self service notturno, visto che ora un litro di benzina è più prezioso della divina ambrosia.
Sì, il display segna due tacche, ma una è praticamente vuota, e allora prima che si accenda la spia, io la precedo.
Metto cinque euro di benzina, così, per scupolo, ecco... 3.63 litri. Un salasso.
Avvio l'auto, mi immetto sulla statale... e si spegne la seconda tacca! O_o
--------------
Conclusione: CI RINUNCIO! Ma veramente...
Sì, indossavo i jeans, ma con la dovuta approssimazione, ho notato con orgoglio di essere sceso a circa 106kg. WOW, ho pensato, è il livello della primavera scorsa, ma senza sforzo!
Stamattina ho deciso di pesarmi "al netto"; perciò, dopo aver fatto toeletta, seminudo e senza nemmeno far colazione, sono salito sulla bilancia.
ORRORE E RACCAPRICCIO, inspiegabilmente la bilancia segnava 109kg! Sono sceso con un magone addosso che metà bastava.
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Tre sere fa ero al distributore automatico di benzina. Eccerto, sfrutto il risparmio del self service notturno, visto che ora un litro di benzina è più prezioso della divina ambrosia.
Sì, il display segna due tacche, ma una è praticamente vuota, e allora prima che si accenda la spia, io la precedo.
Metto cinque euro di benzina, così, per scupolo, ecco... 3.63 litri. Un salasso.
Avvio l'auto, mi immetto sulla statale... e si spegne la seconda tacca! O_o
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Conclusione: CI RINUNCIO! Ma veramente...
marzo 02, 2011
marzo 02, 2011
NON SIETE STATO, VOI!
Non ho mai sentito una canzone così furiosa e vera, pensata con le palle, scritta con la pancia e cantata con la rabbia. Grande Caparezza, ci volevi tu!
Non siete Stato voi
che parlate di libertà come si parla di una notte brava dentro i lupanari.
Non siete Stato voi
che trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminari.
Non siete Stato voi
che siete uomini di polso forse perché circondati da una manica di idioti.
Non siete Stato voi
che sventolate il tricolore come in curva e tanto basta per sentirvi patrioti.
Non siete Stato voi
né il vostro parlamento di idolatri pronti a tutto per ricevere un'udienza.
Non siete Stato voi
che comprate voti con la propaganda ma non ne pagate mai la conseguenza.
Non siete Stato voi
che stringete tra le dita il rosario dei sondaggi sperando che vi rinfranchi.
Non siete Stato voi
che risolvete il dramma dei disoccupati andando nei salotti a fare i saltimbanchi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi,
uomini boia con la divisa che ammazzate di percosse i detenuti.
Non siete Stato voi
con gli anfibi sulle facce disarmate prese a calci come sacchi di rifiuti.
Non siete Stato voi
che mandate i vostri figli al fronte come una carogna da una iena che la spolpa.
Non siete Stato voi
che rimboccate le bandiere sulle bare per addormentare ogni senso di colpa.
Non siete Stato voi
maledetti forcaioli impreparati, sempre in cerca di un nemico per la lotta.
Non siete Stato voi
che brucereste come streghe gli immigrati salvo venerare quello nella grotta.
Non siete Stato voi
col busto del duce sugli scrittoi e la Costituzione sotto i piedi.
Non siete Stato voi
che meritereste d'essere estirpati come la malerba dalle vostre sedi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi
che brindate con il sangue di chi tenta di far luce sulle vostre vite oscure.
Non siete Stato voi
che vorreste dare voce a quotidiani di partito muti come sepolture.
Non siete Stato voi
che fate leggi su misura come un paio di mutande a seconda dei genitali.
Non siete Stato voi
che trattate chi vi critica come un randagio a cui tagliare le corde vocali.
Non siete Stato voi, servi, che avete noleggiato costumi da sovrani con soldi immeritati,
siete voi confratelli di una loggia che poggia sul valore dei privilegiati
come voi che i mafiosi li chiamate eroi e che il corrotto lo chiamate pio
e ciascuno di voi, implicato in ogni sorta di reato fissa il magistrato e poi giura su Dio:
"Non sono stato io! Non sono stato, io!
Non sono stato io! Non sono stato, io!".
Non siete Stato voi
che parlate di libertà come si parla di una notte brava dentro i lupanari.
Non siete Stato voi
che trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminari.
Non siete Stato voi
che siete uomini di polso forse perché circondati da una manica di idioti.
Non siete Stato voi
che sventolate il tricolore come in curva e tanto basta per sentirvi patrioti.
Non siete Stato voi
né il vostro parlamento di idolatri pronti a tutto per ricevere un'udienza.
Non siete Stato voi
che comprate voti con la propaganda ma non ne pagate mai la conseguenza.
Non siete Stato voi
che stringete tra le dita il rosario dei sondaggi sperando che vi rinfranchi.
Non siete Stato voi
che risolvete il dramma dei disoccupati andando nei salotti a fare i saltimbanchi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi,
uomini boia con la divisa che ammazzate di percosse i detenuti.
Non siete Stato voi
con gli anfibi sulle facce disarmate prese a calci come sacchi di rifiuti.
Non siete Stato voi
che mandate i vostri figli al fronte come una carogna da una iena che la spolpa.
Non siete Stato voi
che rimboccate le bandiere sulle bare per addormentare ogni senso di colpa.
Non siete Stato voi
maledetti forcaioli impreparati, sempre in cerca di un nemico per la lotta.
Non siete Stato voi
che brucereste come streghe gli immigrati salvo venerare quello nella grotta.
Non siete Stato voi
col busto del duce sugli scrittoi e la Costituzione sotto i piedi.
Non siete Stato voi
che meritereste d'essere estirpati come la malerba dalle vostre sedi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi
che brindate con il sangue di chi tenta di far luce sulle vostre vite oscure.
Non siete Stato voi
che vorreste dare voce a quotidiani di partito muti come sepolture.
Non siete Stato voi
che fate leggi su misura come un paio di mutande a seconda dei genitali.
Non siete Stato voi
che trattate chi vi critica come un randagio a cui tagliare le corde vocali.
Non siete Stato voi, servi, che avete noleggiato costumi da sovrani con soldi immeritati,
siete voi confratelli di una loggia che poggia sul valore dei privilegiati
come voi che i mafiosi li chiamate eroi e che il corrotto lo chiamate pio
e ciascuno di voi, implicato in ogni sorta di reato fissa il magistrato e poi giura su Dio:
"Non sono stato io! Non sono stato, io!
Non sono stato io! Non sono stato, io!".
febbraio 27, 2011
febbraio 27, 2011
Il paese dei balocchi
Brembate di Sopra. Esterno giorno. Un giornalista del TG1 intervista i passanti. Un anziano dice più o meno: "Non credevo fosse possibile, sono veramente costernato".
A me, in quello stesso istante, mi fumano le meningi e mi roteano le balle a turbina!
Premessa:
L'uomo è cattivo. Non c'è verso di renderci buoni. Niente, nada, niet.
Nel mondo animale non esiste specie in cui il più forte schiaccia il più debole e poi gli tromba la moglie, gli deruba il patrimonio, infierisce sul cadavere e fa di tutto per sottrarsi alla punizione. Anzi, già il fatto che l'uomo abbia inventato metodi disparati per punire i cattivi, regole sistematiche da applicare per sempre, vuol dire che l'ha capito da solo che non c'è soluzione. E non c'è religione che, per quanto frusti, accechi, imponga, prometta, soggioghi, sia riuscita a rendere migliore il genere umano.
Fumo di meningi e balle a turbina:
Non potevo trattenermi, ma manco per il cazzo, dall'urlare "STRONZO!" davanti al televisore.
Capra, ma non lo sai che l'uomo è cattivo? Hanno rotto i coglioni per anni con i casi di Cogne, Perugia, Avetrana, descrivendo con dovizia di particolari ganci di reggiseno, goccioline di sangue e particelle di materia grigia schizzata, celle telefoniche e cinture dei cinesi... A qualche centinaio di chilometri a sud, oltre il mare, c'è un beduino che falcia le folle con i carri armati e bombarda i manifestanti cogli aerei... Per non parlare dei massacri in Sudan, Iraq, Afghanistan, Ruanda... Possibile che non ti sia accorto che l'uomo è cattivo? Non ti arrivano 'ste notizie? "Non credevo fosse possibile"... guarda, ma dove cazzo vivi? Nel paradiso terrestre? Fino a tre mesi fa quel posto doveva essere ben felice, strano allora che non ne abbiamo mai sentito parlare prima! Chissà perché...
DEFICIENTE!
A me, in quello stesso istante, mi fumano le meningi e mi roteano le balle a turbina!
Premessa:
L'uomo è cattivo. Non c'è verso di renderci buoni. Niente, nada, niet.
Nel mondo animale non esiste specie in cui il più forte schiaccia il più debole e poi gli tromba la moglie, gli deruba il patrimonio, infierisce sul cadavere e fa di tutto per sottrarsi alla punizione. Anzi, già il fatto che l'uomo abbia inventato metodi disparati per punire i cattivi, regole sistematiche da applicare per sempre, vuol dire che l'ha capito da solo che non c'è soluzione. E non c'è religione che, per quanto frusti, accechi, imponga, prometta, soggioghi, sia riuscita a rendere migliore il genere umano.
Fumo di meningi e balle a turbina:
Non potevo trattenermi, ma manco per il cazzo, dall'urlare "STRONZO!" davanti al televisore.
Capra, ma non lo sai che l'uomo è cattivo? Hanno rotto i coglioni per anni con i casi di Cogne, Perugia, Avetrana, descrivendo con dovizia di particolari ganci di reggiseno, goccioline di sangue e particelle di materia grigia schizzata, celle telefoniche e cinture dei cinesi... A qualche centinaio di chilometri a sud, oltre il mare, c'è un beduino che falcia le folle con i carri armati e bombarda i manifestanti cogli aerei... Per non parlare dei massacri in Sudan, Iraq, Afghanistan, Ruanda... Possibile che non ti sia accorto che l'uomo è cattivo? Non ti arrivano 'ste notizie? "Non credevo fosse possibile"... guarda, ma dove cazzo vivi? Nel paradiso terrestre? Fino a tre mesi fa quel posto doveva essere ben felice, strano allora che non ne abbiamo mai sentito parlare prima! Chissà perché...
DEFICIENTE!
febbraio 26, 2011
febbraio 26, 2011
La scatola dei ricordi
Ciascuno di noi ha un luogo in cui conserva oggettini accumulati nel tempo. Ognuno degli oggetti apre un varco temporale pieno di ricordi: immagini, suoni, odori, voci, relazioni che riemergono dopo decine di anni.
Io ho due scatole: una piena di carta, l'altra piena di cosine.
Alcuni sono pezzi fondamentali del mio percorso di crescita, altri non so ricordare nemmeno da dove vengono, segno che la loro presenza in posto così sacro non è poi così giustificabile. Ma per essere lì, devono per forza essere importanti, allora rimangono nel sancta santorum senza paura.
I più belli, quelli "vedibili", sono esposti in libreria. Una bottiglia vuota di profumo, una clessidra, una bussola, due statuette a forma di gatto, un barattolo di latta, una macchinina della Polizia...
Nella scatola invece ci sono inviti alle feste, otto pacchetti vuoti di sigarette estere, 4 bracciali e 4 "tau", un anello (l'unico che abbia mai messo in vita mia), una finta lente di ingrandimento, due giarrettiere, una bottiglietta di liquore, due accendini, due penne, due matrioske, una scarpetta da bambino, un minuscolo trullo di Alberobello, una madonnina in gesso e un angelo in terracotta, tante palline, un sacchetto di sale grosso, il triscele, una girandola, delle chiavi, una pigna, una pietra, la tessera dell'autobus di Modena, un rompicapo, portachiavi, pendenti e altri ammennicoli.
Ciascuno di questi oggetti è legato ad una persona, un luogo o un'esperienza. Quella è la mia storia, la mia vita.
Un oggetto IMPORTANTISSIMO lo regalai in un modo molto particolare ad una persona che significava tanto per me (credo che poi sia andato perso lì in Sicilia...).
Mi manca solo un oggetto. Un ricordo. Una persona. Ma di lei conservo il suo cuore e un aculeo da istrice.
Io ho due scatole: una piena di carta, l'altra piena di cosine.
Alcuni sono pezzi fondamentali del mio percorso di crescita, altri non so ricordare nemmeno da dove vengono, segno che la loro presenza in posto così sacro non è poi così giustificabile. Ma per essere lì, devono per forza essere importanti, allora rimangono nel sancta santorum senza paura.
I più belli, quelli "vedibili", sono esposti in libreria. Una bottiglia vuota di profumo, una clessidra, una bussola, due statuette a forma di gatto, un barattolo di latta, una macchinina della Polizia...
Nella scatola invece ci sono inviti alle feste, otto pacchetti vuoti di sigarette estere, 4 bracciali e 4 "tau", un anello (l'unico che abbia mai messo in vita mia), una finta lente di ingrandimento, due giarrettiere, una bottiglietta di liquore, due accendini, due penne, due matrioske, una scarpetta da bambino, un minuscolo trullo di Alberobello, una madonnina in gesso e un angelo in terracotta, tante palline, un sacchetto di sale grosso, il triscele, una girandola, delle chiavi, una pigna, una pietra, la tessera dell'autobus di Modena, un rompicapo, portachiavi, pendenti e altri ammennicoli.
Ciascuno di questi oggetti è legato ad una persona, un luogo o un'esperienza. Quella è la mia storia, la mia vita.
Un oggetto IMPORTANTISSIMO lo regalai in un modo molto particolare ad una persona che significava tanto per me (credo che poi sia andato perso lì in Sicilia...).
Mi manca solo un oggetto. Un ricordo. Una persona. Ma di lei conservo il suo cuore e un aculeo da istrice.
febbraio 25, 2011
febbraio 25, 2011
Pare facile
“Ogni persona ha dentro di sé tutte le risorse per superare i problemi che incontra”.
“Ogni storia di problemi, genera accanto a sé una storia di risorse, le stesse che servono a risolvere i problemi”. Quindi, più problemi abbiamo incontrato, più potenziali risorse abbiamo generato al nostro interno. Ciò che occorre è solo riconoscerle, svilupparle e metterle in pratica. La vita e l’evoluzione procedono così.
Noi non abbiamo bisogno di aiuti esterni sui contenuti dei nostri problemi. L’unico aiuto di cui abbiamo bisogno è sul modo in cui possiamo utilizzare i gioielli che abbiamo al nostro interno.
C’è sicuramente un ostacolo a far proprie queste convinzioni: l’idea che la vita dovrebbe essere facile, senza problemi, comoda, sicura. E se le cose non stanno così, allora ci deve essere qualcosa di sbagliato o di colpevole in noi o negli altri. Con la modernità, con la pubblicità, abbiamo sviluppato una sorta di idiosincrasia al dolore necessario, ineliminabile, che è parte della vita stessa. Trasformandolo in dolore nevrotico, cioè sterile, improduttivo.
Il dolore necessario è produttivo! E’ quello che ci indica la strada. Senza sofferenza, non c’è vita né creazione.
Ma di quali risorse stiamo parlando? Della forza fisica, della bellezza, della ricchezza, della conoscenza, del potere? No. Stiamo parlando delle risorse che ci rendono pienamente umani: amore, compassione, gratitudine, apprezzamento, gioia, entusiasmo, bellezza interiore, generosità, umiltà, dedizione alla verità.
Non importa il nome che utilizziamo: valori, qualità dell’essere, risorse, stati mentali, atteggiamenti. Noi tutti conosciamo la differenza tra una relazione basata sulla stima reciproca e sull’amicizia e una relazione basata sulla diffidenza e sul controllo. La prima ci rende contenti, ricaricati, felici, la seconda ci svuota e ci scarica. La prima è come l’acqua che fa crescere una pianta, la seconda è come la siccità che la fa appassire.
Il tipo di vita che conduciamo dipende da una sola cosa: quale tipo di relazione instauriamo con le persone più vicine, con noi stessi, con le cose che facciamo, con i problemi che incontriamo, con i pensieri che frequentiamo, con le emozioni che assecondiamo.
E da che cosa dipende la qualità di una relazione? Dipende dalle risorse che sappiamo mettere al suo servizio. Una relazione d’amore cresce o appassisce in base alle risorse interiori, alle qualità dell’anima che sappiamo investire in essa.
Quindi, essere felici o infelici dipende da una nostra scelta. E la scelta dipende dal grado di consapevolezza che abbiamo raggiunto.
Buona notizia: oggi le neuroscienze confermano le intuizioni delle antiche tradizioni sapienziali. Apprezzamento, gratitudine, compassione non sono solo pratiche di benevolenza e bontà. No, sono pratiche di intelligenza! Quell’intelligenza che è indispensabile affinché possiamo discernere con chiarezza ciò che è bene e ciò che non è bene per noi e per le persone coinvolte. Quell’intelligenza che apre le porte alla nostra intuizione e creatività, facendoci superare con un solo balzo difficoltà che ci apparivano insormontabili.
“Ogni storia di problemi, genera accanto a sé una storia di risorse, le stesse che servono a risolvere i problemi”. Quindi, più problemi abbiamo incontrato, più potenziali risorse abbiamo generato al nostro interno. Ciò che occorre è solo riconoscerle, svilupparle e metterle in pratica. La vita e l’evoluzione procedono così.
Noi non abbiamo bisogno di aiuti esterni sui contenuti dei nostri problemi. L’unico aiuto di cui abbiamo bisogno è sul modo in cui possiamo utilizzare i gioielli che abbiamo al nostro interno.
C’è sicuramente un ostacolo a far proprie queste convinzioni: l’idea che la vita dovrebbe essere facile, senza problemi, comoda, sicura. E se le cose non stanno così, allora ci deve essere qualcosa di sbagliato o di colpevole in noi o negli altri. Con la modernità, con la pubblicità, abbiamo sviluppato una sorta di idiosincrasia al dolore necessario, ineliminabile, che è parte della vita stessa. Trasformandolo in dolore nevrotico, cioè sterile, improduttivo.
Il dolore necessario è produttivo! E’ quello che ci indica la strada. Senza sofferenza, non c’è vita né creazione.
Ma di quali risorse stiamo parlando? Della forza fisica, della bellezza, della ricchezza, della conoscenza, del potere? No. Stiamo parlando delle risorse che ci rendono pienamente umani: amore, compassione, gratitudine, apprezzamento, gioia, entusiasmo, bellezza interiore, generosità, umiltà, dedizione alla verità.
Non importa il nome che utilizziamo: valori, qualità dell’essere, risorse, stati mentali, atteggiamenti. Noi tutti conosciamo la differenza tra una relazione basata sulla stima reciproca e sull’amicizia e una relazione basata sulla diffidenza e sul controllo. La prima ci rende contenti, ricaricati, felici, la seconda ci svuota e ci scarica. La prima è come l’acqua che fa crescere una pianta, la seconda è come la siccità che la fa appassire.
Il tipo di vita che conduciamo dipende da una sola cosa: quale tipo di relazione instauriamo con le persone più vicine, con noi stessi, con le cose che facciamo, con i problemi che incontriamo, con i pensieri che frequentiamo, con le emozioni che assecondiamo.
E da che cosa dipende la qualità di una relazione? Dipende dalle risorse che sappiamo mettere al suo servizio. Una relazione d’amore cresce o appassisce in base alle risorse interiori, alle qualità dell’anima che sappiamo investire in essa.
Quindi, essere felici o infelici dipende da una nostra scelta. E la scelta dipende dal grado di consapevolezza che abbiamo raggiunto.
Buona notizia: oggi le neuroscienze confermano le intuizioni delle antiche tradizioni sapienziali. Apprezzamento, gratitudine, compassione non sono solo pratiche di benevolenza e bontà. No, sono pratiche di intelligenza! Quell’intelligenza che è indispensabile affinché possiamo discernere con chiarezza ciò che è bene e ciò che non è bene per noi e per le persone coinvolte. Quell’intelligenza che apre le porte alla nostra intuizione e creatività, facendoci superare con un solo balzo difficoltà che ci apparivano insormontabili.
febbraio 23, 2011
febbraio 23, 2011
Attenti all'abisso!
Il mio umore è quasi sempre a terra, è difficile vedermi contento, euforico, spensierato. Di felicità è meglio che non ne parliamo, anche perché non la conosco.
Poi ovviamente ci sono i momenti "no", in cui scavo volentieri trincee per non vedere nessuno, per evitare contatti col mondo esterno.
E in casi eccezionali, non esattamente infrequenti, ci sono dei burroni, dei baratri in cui mi lancio in caduta libera per non vedere il sole, per andare più veloce dei miei pensieri verso il fondo.
Ecco, questi momenti hanno la loro colonna sonora. Mi è successo solo un paio di volte di avere il rifiuto completo perfino della musica, ma le altre volte ho sempre amato crogiolarmi in una densissima melassa di accordi e ricordi, melodie ed armonie, parole e immagini.
Immagino già le facce. "VOGLIAMO I TITOLI!"
Eccoli, il post è scritto appost:
The one I love is gone - Katie Melua
Piece by piece - Katie Melua
L'istrice - Subsonica
In the end - Linkin Park
La fine - Nesli
Lasciarsi un giorno a Roma - Niccolò Fabi
Hyperballad - Björk
Marrakesh - Pippo Pollina
Canzone sesta - Pippo Pollina
Il giorno del falco - Pippo Pollina
In this life - Madonna
Solo - Claudio Baglioni
Signor Tentenna - Carmen Consoli
Di un amore - Antonella Ruggiero
Noite e luar - Patrizia Laquidara
Agnus dei - Requiem di Fauré
Agnus dei - Missa Gaia di Paul Winter
Libera me - Requiem di Verdi
My heart is in the Highlands - Arvo Pärt
Fragosyriani - Rebetiko tradizionale
Poi ci sono canzoni che ho abbandonato nel tempo, si sono arrugginite a forza di lacrime:
Tutti i miei sbagli - Subsonica
Strade - Subsonica
Cavallo bianco - Matia Bazar
Gesù caro fratello - Claudio Baglioni
My heart calling - Noa
Lemon tree - Fool's Garden
Come Thelma e Louise - Giorgia
You must love me - Madonna
Agora - Madredeus
Non c'è una classifica della canzone più triste, ciascuna ha una sfumatura diversa. E solo cinque di esse sono in tonalità prevalentemente maggiore. In corsivo ci sono le aggiunte rispetto alla prima stesura.
Se volete esplorare i miei abissi, buon divertimento.
Poi ovviamente ci sono i momenti "no", in cui scavo volentieri trincee per non vedere nessuno, per evitare contatti col mondo esterno.
E in casi eccezionali, non esattamente infrequenti, ci sono dei burroni, dei baratri in cui mi lancio in caduta libera per non vedere il sole, per andare più veloce dei miei pensieri verso il fondo.
Ecco, questi momenti hanno la loro colonna sonora. Mi è successo solo un paio di volte di avere il rifiuto completo perfino della musica, ma le altre volte ho sempre amato crogiolarmi in una densissima melassa di accordi e ricordi, melodie ed armonie, parole e immagini.
Immagino già le facce. "VOGLIAMO I TITOLI!"
Eccoli, il post è scritto appost:
The one I love is gone - Katie Melua
Piece by piece - Katie Melua
L'istrice - Subsonica
In the end - Linkin Park
La fine - Nesli
Lasciarsi un giorno a Roma - Niccolò Fabi
Hyperballad - Björk
Marrakesh - Pippo Pollina
Canzone sesta - Pippo Pollina
Il giorno del falco - Pippo Pollina
In this life - Madonna
Solo - Claudio Baglioni
Signor Tentenna - Carmen Consoli
Di un amore - Antonella Ruggiero
Noite e luar - Patrizia Laquidara
Agnus dei - Requiem di Fauré
Agnus dei - Missa Gaia di Paul Winter
Libera me - Requiem di Verdi
My heart is in the Highlands - Arvo Pärt
Fragosyriani - Rebetiko tradizionale
Poi ci sono canzoni che ho abbandonato nel tempo, si sono arrugginite a forza di lacrime:
Tutti i miei sbagli - Subsonica
Strade - Subsonica
Cavallo bianco - Matia Bazar
Gesù caro fratello - Claudio Baglioni
My heart calling - Noa
Lemon tree - Fool's Garden
Come Thelma e Louise - Giorgia
You must love me - Madonna
Agora - Madredeus
Non c'è una classifica della canzone più triste, ciascuna ha una sfumatura diversa. E solo cinque di esse sono in tonalità prevalentemente maggiore. In corsivo ci sono le aggiunte rispetto alla prima stesura.
Se volete esplorare i miei abissi, buon divertimento.