Finalmente!
Il Premio Oscar come miglior attore non protagonista della mia vita ha calato la maschera. Una maschera triste.
Che poi uno si chiede perché le persone intelligenti siano destinate a vivere nel perenne turbamento...
A presto e ad maiora, Lord Brummel! :)
maggio 01, 2010
maggio 01, 2010
aprile 25, 2010
aprile 25, 2010
Sull'intolleranza - Sulla libertà
Ho visto "Agorà", il film di Amenàbar su Ipazia, la filosofa di Alessandria d'Egitto.
Ne sono uscito scosso, tremante, triste, incazzato. E' un film che ti cambia il modo di vedere le cose, sia per la storia, sia per come è raccontata.
Rachel Weisz è splendida, incredibilmente vera e pura nel ruolo di Ipazia. Non doveva certo essere un bel periodo, quello, per una donna filosofa, ma l'incredibile avversione di gente ottusa e affamata di potere nei confronti del libero pensiero è sempre un lutto per tutti.
I personaggi sono vividi, escono dallo schermo e lo perforano, lacerandolo con le loro spade. La figura dello schiavo (Davo - Max Minghella) che fa il tira e molla, mosso solo dalle sue passioni più intime, dalle sue viscere, è geniale nella sua metafora. Quello schiavo sono io, siamo noi: quando oscilliamo tra un estremo e l'altro, quando la passione ci rende incoerenti, quando qualcuno ci impone un cliché, quando veniamo accecati da una finta verità, quando soffochiamo i nostri ideali... eccoci, nudi, rappresentati in un film.
Parlavo di lutto: quella è una perdita irreparabile che non si elabora, è una ferita che non si rimargina. Si infetta, diventa purulenta e pestilenziale, e gli untori non mancano. Chi ci plagia ed ottunde i nostri sensi e le nostre percezioni, è sempre, sempre, SEMPRE il nostro nemico più grande.
E non importa il nome, non importa quanto sia potente, non importa quanti siano numerosi o quali strumenti abbiano a disposizione.
Sono uscito profondamente intristito, consapevole che anche i potenti del mondo attuale, per la turba urlante là fuori, nell'agorà, hanno solo un progetto: assoggettarla. In subordine, eliminare i diversi.
Un particolare notevole della regia: la devastazione della biblioteca di Alessandria è raccontata per qualche secondo con la telecamera capovolta. Simbolico.
Ho visto "Agorà", il film di Amenàbar su Ipazia, la filosofa di Alessandria d'Egitto.
Ne sono uscito scosso, tremante, triste, incazzato. E' un film che ti cambia il modo di vedere le cose, sia per la storia, sia per come è raccontata.
Rachel Weisz è splendida, incredibilmente vera e pura nel ruolo di Ipazia. Non doveva certo essere un bel periodo, quello, per una donna filosofa, ma l'incredibile avversione di gente ottusa e affamata di potere nei confronti del libero pensiero è sempre un lutto per tutti.
I personaggi sono vividi, escono dallo schermo e lo perforano, lacerandolo con le loro spade. La figura dello schiavo (Davo - Max Minghella) che fa il tira e molla, mosso solo dalle sue passioni più intime, dalle sue viscere, è geniale nella sua metafora. Quello schiavo sono io, siamo noi: quando oscilliamo tra un estremo e l'altro, quando la passione ci rende incoerenti, quando qualcuno ci impone un cliché, quando veniamo accecati da una finta verità, quando soffochiamo i nostri ideali... eccoci, nudi, rappresentati in un film.
Parlavo di lutto: quella è una perdita irreparabile che non si elabora, è una ferita che non si rimargina. Si infetta, diventa purulenta e pestilenziale, e gli untori non mancano. Chi ci plagia ed ottunde i nostri sensi e le nostre percezioni, è sempre, sempre, SEMPRE il nostro nemico più grande.
E non importa il nome, non importa quanto sia potente, non importa quanti siano numerosi o quali strumenti abbiano a disposizione.
Sono uscito profondamente intristito, consapevole che anche i potenti del mondo attuale, per la turba urlante là fuori, nell'agorà, hanno solo un progetto: assoggettarla. In subordine, eliminare i diversi.
Un particolare notevole della regia: la devastazione della biblioteca di Alessandria è raccontata per qualche secondo con la telecamera capovolta. Simbolico.
aprile 22, 2010
aprile 22, 2010
Processo di autodistruzione interrotto
Ho capito che non devo uccidermi. Devo ucciderti.
¡Cuidado, gringo!
Ho capito che non devo uccidermi. Devo ucciderti.
¡Cuidado, gringo!
aprile 20, 2010
aprile 20, 2010
aprile 18, 2010
aprile 18, 2010
aprile 17, 2010
aprile 17, 2010
aprile 14, 2010
aprile 14, 2010
No smoking
Al momento riesco a trovare tre vantaggi e uno svantaggio nell'aver smesso di fumare.
Vantaggi:
- Posso cavarmela per due giorni con cinque euro in tasca. Non a Milano o a Parigi, ecco, ma qui sì.
- Quando vado in un posto nuovo non devo preoccuparmi di adocchiare dov'è il tabaccaio più vicino.
- I miei giubbotti non puzzano più di fumo.
Svantaggio:
- Attendere qualcosa o qualcuno con una o più persone che fumano è SNERVANTISSIMO. Ciò appesantirà i miei già patologici ritardi, lo so.
Al momento riesco a trovare tre vantaggi e uno svantaggio nell'aver smesso di fumare.
Vantaggi:
- Posso cavarmela per due giorni con cinque euro in tasca. Non a Milano o a Parigi, ecco, ma qui sì.
- Quando vado in un posto nuovo non devo preoccuparmi di adocchiare dov'è il tabaccaio più vicino.
- I miei giubbotti non puzzano più di fumo.
Svantaggio:
- Attendere qualcosa o qualcuno con una o più persone che fumano è SNERVANTISSIMO. Ciò appesantirà i miei già patologici ritardi, lo so.