GdF
Stasera ho visto un servizio al TG che descriveva un'operazione della Guardia di Finanza.
Giusto per capire quanto siamo nella merda, hanno tuttora in uso stampanti ad aghi e probabilmente dei 386.
Giusto per capire, eh: le frodi telematiche, la sorveglianza sulle porcate dello scudo fiscale, i massicci controlli sulle contabilità di milioni di cittadini... affidati ai 386.
Certo, dicono che con l'equivalente di un'Amiga500 si è andati sulla luna. Posso affermare che, per lo meno, la GdF è vintage.
novembre 05, 2009
novembre 05, 2009
novembre 01, 2009
novembre 01, 2009
Pace dei sensi
Trapunta caldissima e lenzuola di cotone.
Portatile con collegamento wi-fi.
Supporto per laptop di IKEA sulle ginocchia.
Stufa alogena.
Lampada etnica con luce soffusa.
Trapunta caldissima e lenzuola di cotone.
Portatile con collegamento wi-fi.
Supporto per laptop di IKEA sulle ginocchia.
Stufa alogena.
Lampada etnica con luce soffusa.
ottobre 30, 2009
ottobre 30, 2009
Piccoli orrori mortali
Bisogna passare dal camposanto per trovare un campionario di piccoli e grandi orrori. Il contatto con la morte probabilmente fa esprimere al massimo grado un certo tipo di cattivo gusto, una espressione della bruttezza difficile da celare. E infine una sorta di alacrità, di affanno, di solerzia che mi meraviglia sempre di più e mi dà le vertigini.
A me la morte mette rassegnazione, è evidente che non sono abbastanza combattivo.
Stamattina sono stato nel cimitero del paese accanto, quello che conosco bene. C'era uno strano assalto alle scale di metallo, quelle per arrivare ai colombari più alti: tutta questa fretta di arrivare primi (anzi, prime, visto che la maggioranza erano donne), assolutamente entro il 2 novembre, perché tutto possa brillare e splendere.
Io e mia madre attendiamo invano che si liberi una scala per arrivare dalla nonna, quindi decidiamo di invertire il giro. Andiamo dal nonno, e aspettiamo ancora. Cambio i fiori, preghiera e via dagli zii. Pulitina alle lapidi, i fiori già ci sono e...
Primo orrore: le lapidi provvisorie
Una cosa veramente terribile: una struttura in plastica simile ad un vassoio, applicato alla lapide in marmo, con portafiori, lampada, croce luminosa ed etichetta con nome e foto del defunto. Di primo acchito rimango interdetto e schifato, ma poi ne vedo molte altre in giro e vedo che il business è grande: i parenti dei defunti in attesa di collocazione definitiva (!!!) comprano questi capolavori della tecnologia per rendere confortevole e riconoscibile il sepolcro. Per la gioia di chi ha inventato questa cosa di VERAMENTE pessimo gusto.
...continuo il giro e torniamo dalla nonna. La scala stavolta serve ad una famigliola patriarcale (due uomini, due donne e una ragazzina) per sistemare i loculi accanto. Patriarcale perché i due uomini guardano e le donne lavorano: una sulla scala e una giù che le porge straccio e detergente...
Secondo orrore: lo sgrassatore
La signora sulla scala ha un potente sgrassatore e lo spruzza a piene mani su foto e lapide. Il colore delle scritte scivola via, è tutto un colare di marrone. Lei si affretta a strofinare con lo straccio per fermare la dissoluzione dell'inchiostro, col solo risultato di spandere il marrone su tutta la bianca lapide. Le urlo quindi di usare dell'acqua per risciacquare, poiché lei continuava a strofinare e la tizia giù quasi si metteva a piangere! Insomma, limitano il danno che il tempo avrebbe fatto in almeno un'altra ventina d'anni.
...infine mi arriva la scala, così buttiamo i fiori di stoffa ormai ingialliti e mettiamo dei bei crisantemi all'unica nonna che ho conosciuto.
E alla fine torno a casa assolutamente e completamente dolorante per colpa del raffreddore!
Qualche giorno fa invece sono stato nel cimitero che conosco da poco - sempre raffreddatissimo, ovviamente - e vengo a sapere che...
Terzo ed atroce orrore: la scatola
Nel campo-santo (ossia il più classico six-feet-under), da qualche parte, giace una scatola che contiene un feto abortito, che un padre troppo solerte ha clandestinamente sistemato in fretta. Spero che la Natura abbia fatto il suo corso altrettanto in fretta, ecco.
Bisogna passare dal camposanto per trovare un campionario di piccoli e grandi orrori. Il contatto con la morte probabilmente fa esprimere al massimo grado un certo tipo di cattivo gusto, una espressione della bruttezza difficile da celare. E infine una sorta di alacrità, di affanno, di solerzia che mi meraviglia sempre di più e mi dà le vertigini.
A me la morte mette rassegnazione, è evidente che non sono abbastanza combattivo.
Stamattina sono stato nel cimitero del paese accanto, quello che conosco bene. C'era uno strano assalto alle scale di metallo, quelle per arrivare ai colombari più alti: tutta questa fretta di arrivare primi (anzi, prime, visto che la maggioranza erano donne), assolutamente entro il 2 novembre, perché tutto possa brillare e splendere.
Io e mia madre attendiamo invano che si liberi una scala per arrivare dalla nonna, quindi decidiamo di invertire il giro. Andiamo dal nonno, e aspettiamo ancora. Cambio i fiori, preghiera e via dagli zii. Pulitina alle lapidi, i fiori già ci sono e...
Primo orrore: le lapidi provvisorie
Una cosa veramente terribile: una struttura in plastica simile ad un vassoio, applicato alla lapide in marmo, con portafiori, lampada, croce luminosa ed etichetta con nome e foto del defunto. Di primo acchito rimango interdetto e schifato, ma poi ne vedo molte altre in giro e vedo che il business è grande: i parenti dei defunti in attesa di collocazione definitiva (!!!) comprano questi capolavori della tecnologia per rendere confortevole e riconoscibile il sepolcro. Per la gioia di chi ha inventato questa cosa di VERAMENTE pessimo gusto.
...continuo il giro e torniamo dalla nonna. La scala stavolta serve ad una famigliola patriarcale (due uomini, due donne e una ragazzina) per sistemare i loculi accanto. Patriarcale perché i due uomini guardano e le donne lavorano: una sulla scala e una giù che le porge straccio e detergente...
Secondo orrore: lo sgrassatore
La signora sulla scala ha un potente sgrassatore e lo spruzza a piene mani su foto e lapide. Il colore delle scritte scivola via, è tutto un colare di marrone. Lei si affretta a strofinare con lo straccio per fermare la dissoluzione dell'inchiostro, col solo risultato di spandere il marrone su tutta la bianca lapide. Le urlo quindi di usare dell'acqua per risciacquare, poiché lei continuava a strofinare e la tizia giù quasi si metteva a piangere! Insomma, limitano il danno che il tempo avrebbe fatto in almeno un'altra ventina d'anni.
...infine mi arriva la scala, così buttiamo i fiori di stoffa ormai ingialliti e mettiamo dei bei crisantemi all'unica nonna che ho conosciuto.
E alla fine torno a casa assolutamente e completamente dolorante per colpa del raffreddore!
Qualche giorno fa invece sono stato nel cimitero che conosco da poco - sempre raffreddatissimo, ovviamente - e vengo a sapere che...
Terzo ed atroce orrore: la scatola
Nel campo-santo (ossia il più classico six-feet-under), da qualche parte, giace una scatola che contiene un feto abortito, che un padre troppo solerte ha clandestinamente sistemato in fretta. Spero che la Natura abbia fatto il suo corso altrettanto in fretta, ecco.
ottobre 26, 2009
ottobre 26, 2009
Sul posto fisso
@Tremonti G., Sacconi M., Brunetta R., Berlusconi S.:
Credo che ci sia un enorme fraintendimento e la Littizzetto è stata chiarissima ieri sera: per far sì che esista un posto fisso, ci dev'essere innanzitutto UN POSTO. E quel posto NON C'E'!
Chiunque viva a sud di Roma sa perfettamente che o si è *parenti di...* o magari *amici di...* oppure non ci sono cristi.
Non perdiamo la testa a fare questi discorsi sterili: deve ricominciare LA PRODUZIONE, cos'è tutto sto terziario che ci invade? Che so' tutti sti telefonini, sta comunicazione, ste agenzie di servizi, sti mercanti di parole e di denari...
Vogliamo produzione, sanità e istruzione, altrimenti l'Italia muore. E noi con lei.
@Tremonti G., Sacconi M., Brunetta R., Berlusconi S.:
Credo che ci sia un enorme fraintendimento e la Littizzetto è stata chiarissima ieri sera: per far sì che esista un posto fisso, ci dev'essere innanzitutto UN POSTO. E quel posto NON C'E'!
Chiunque viva a sud di Roma sa perfettamente che o si è *parenti di...* o magari *amici di...* oppure non ci sono cristi.
Non perdiamo la testa a fare questi discorsi sterili: deve ricominciare LA PRODUZIONE, cos'è tutto sto terziario che ci invade? Che so' tutti sti telefonini, sta comunicazione, ste agenzie di servizi, sti mercanti di parole e di denari...
Vogliamo produzione, sanità e istruzione, altrimenti l'Italia muore. E noi con lei.
ottobre 25, 2009
ottobre 25, 2009
ottobre 22, 2009
ottobre 22, 2009
L'oca è bianca
Io leggevo, scrivevo e facevo di conto già a meno di tre anni, nessuno mi ha mai insegnato a farlo. A casa di mia zia invece mi facevano ancora fare i cerchietti e i bastoncini...
Avevo cinque anni e il mio primo giorno alle elementari, sono passati ormai 31 anni ma me lo ricordo ancora come se fosse oggi, la maestra (una suora) mi appiccica la foto di una papera sulla prima pagina di un quaderno e mi dice: Scrivi "L'oca è bianca".
Io eseguo perfettamente, addirittura con accento e apostrofo, scrivendo in obliquo e più grande del rigo. Prendo un ceffone da staccare la testa perché non avevo scritto nel rigo.
Il quaderno ce l'ho ancora: si vedono ancora la cancellatura e una lacrima.
Io leggevo, scrivevo e facevo di conto già a meno di tre anni, nessuno mi ha mai insegnato a farlo. A casa di mia zia invece mi facevano ancora fare i cerchietti e i bastoncini...
Avevo cinque anni e il mio primo giorno alle elementari, sono passati ormai 31 anni ma me lo ricordo ancora come se fosse oggi, la maestra (una suora) mi appiccica la foto di una papera sulla prima pagina di un quaderno e mi dice: Scrivi "L'oca è bianca".
Io eseguo perfettamente, addirittura con accento e apostrofo, scrivendo in obliquo e più grande del rigo. Prendo un ceffone da staccare la testa perché non avevo scritto nel rigo.
Il quaderno ce l'ho ancora: si vedono ancora la cancellatura e una lacrima.
Falso e cortese
Ci vuol proprio un periodo di grazia per scrivere tutte queste cazzate. Ci proverò ma senza sforzarmi più di tanto. Era un giorno di mezz'estate, quando la pioggia bagnava il mio viso. Faceva freddino sotto l'ombrello e d'un tratto una mano tocca la mia spalla: era un rompiscatole dei soliti, purtroppo. Si chiama Michele, un tizio alto alto e con svariati problemi, tra i quali l'alitosi. S'avvicina sotto l'ombrello e mi fa "CIAO!", e io sto per svenire. "Come va?", ri-svengo. E io, con la tentazione di togliergli l'ombrello da sopra alla testa e scapparmene, gli rispondo "Bene, grazie". Bugia. Di quelle gentili, quelle frasi fintissime che ti escono dalla bocca solo quando vuoi toglierti di torno le persone. Anzi, avviso tutti quelli che mi sentono dire "Bene, grazie" che a me siccome non va mai bene un cazzo, non dirò mai "Bene, grazie" se non con l'intenzione di togliervi dalle palle. Da sopra le MIE palle. Da sopra le mie INDISPENSABILI palle! Minchia, ci sono ancora cinquanta parole da scrivere, ma sono ancora molto sopra la media. Nemmeno cinque minuti ho impiegato. Sono proprio un mito, vero? Giusto qualche secondo e qualche parola per salutarvi e per mettere da parte minuti preziosi da utilizzare prima di morire. Bye bye!
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lab.drwicked.com |
Ci vuol proprio un periodo di grazia per scrivere tutte queste cazzate. Ci proverò ma senza sforzarmi più di tanto. Era un giorno di mezz'estate, quando la pioggia bagnava il mio viso. Faceva freddino sotto l'ombrello e d'un tratto una mano tocca la mia spalla: era un rompiscatole dei soliti, purtroppo. Si chiama Michele, un tizio alto alto e con svariati problemi, tra i quali l'alitosi. S'avvicina sotto l'ombrello e mi fa "CIAO!", e io sto per svenire. "Come va?", ri-svengo. E io, con la tentazione di togliergli l'ombrello da sopra alla testa e scapparmene, gli rispondo "Bene, grazie". Bugia. Di quelle gentili, quelle frasi fintissime che ti escono dalla bocca solo quando vuoi toglierti di torno le persone. Anzi, avviso tutti quelli che mi sentono dire "Bene, grazie" che a me siccome non va mai bene un cazzo, non dirò mai "Bene, grazie" se non con l'intenzione di togliervi dalle palle. Da sopra le MIE palle. Da sopra le mie INDISPENSABILI palle! Minchia, ci sono ancora cinquanta parole da scrivere, ma sono ancora molto sopra la media. Nemmeno cinque minuti ho impiegato. Sono proprio un mito, vero? Giusto qualche secondo e qualche parola per salutarvi e per mettere da parte minuti preziosi da utilizzare prima di morire. Bye bye!
ottobre 20, 2009
ottobre 20, 2009
Una vecchia conversazione, ma sempre attuale
Reg: - i sintomi li ho riconosciuti: provo piacere limitatamente alla durata dello stesso, non ho miei desideri personali riferiti al futuro, ho paura degli eventi esterni... se non sono depresso, dimmi tu!
Dre: - io dico che c'è di peggio, e che non puoi e non devi adagiarti su questo pur comodo cuscino che ti separa dal mondo esterno
Reg: - lo so che c'è di peggio: lo attendo da un momento all'altro
Dre: - lo sai che te spaccherei la faccia se stessimo parlando dal vivo?
Reg: - lo sai che rimarrei fermo a prenderle perché così ti avrei dimostrato che avevo ragione io?
Dre: - lo sai che mi stai facendo incazzare?
Reg: - /me e la logica
Reg: - i sintomi li ho riconosciuti: provo piacere limitatamente alla durata dello stesso, non ho miei desideri personali riferiti al futuro, ho paura degli eventi esterni... se non sono depresso, dimmi tu!
Dre: - io dico che c'è di peggio, e che non puoi e non devi adagiarti su questo pur comodo cuscino che ti separa dal mondo esterno
Reg: - lo so che c'è di peggio: lo attendo da un momento all'altro
Dre: - lo sai che te spaccherei la faccia se stessimo parlando dal vivo?
Reg: - lo sai che rimarrei fermo a prenderle perché così ti avrei dimostrato che avevo ragione io?
Dre: - lo sai che mi stai facendo incazzare?
Reg: - /me e la logica
Bastard Inside©
- “…Senta, lo vede quel filo nero bello spesso che esce dal muro ed arriva al computer?”
- “Sì. Che devo fare?”
- “Lo stacchi dal computer, ma non dal muro. Il computer si spegnerà, ma per ora non facciamoci caso. Ora, per capire la natura del problema, mi deve dire che sapore ha l’estremità libera del filo nero…"
- “…Senta, lo vede quel filo nero bello spesso che esce dal muro ed arriva al computer?”
- “Sì. Che devo fare?”
- “Lo stacchi dal computer, ma non dal muro. Il computer si spegnerà, ma per ora non facciamoci caso. Ora, per capire la natura del problema, mi deve dire che sapore ha l’estremità libera del filo nero…"