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Ci vuol proprio un periodo di grazia per scrivere tutte queste cazzate. Ci proverò ma senza sforzarmi più di tanto. Era un giorno di mezz'estate, quando la pioggia bagnava il mio viso. Faceva freddino sotto l'ombrello e d'un tratto una mano tocca la mia spalla: era un rompiscatole dei soliti, purtroppo. Si chiama Michele, un tizio alto alto e con svariati problemi, tra i quali l'alitosi. S'avvicina sotto l'ombrello e mi fa "CIAO!", e io sto per svenire. "Come va?", ri-svengo. E io, con la tentazione di togliergli l'ombrello da sopra alla testa e scapparmene, gli rispondo "Bene, grazie". Bugia. Di quelle gentili, quelle frasi fintissime che ti escono dalla bocca solo quando vuoi toglierti di torno le persone. Anzi, avviso tutti quelli che mi sentono dire "Bene, grazie" che a me siccome non va mai bene un cazzo, non dirò mai "Bene, grazie" se non con l'intenzione di togliervi dalle palle. Da sopra le MIE palle. Da sopra le mie INDISPENSABILI palle! Minchia, ci sono ancora cinquanta parole da scrivere, ma sono ancora molto sopra la media. Nemmeno cinque minuti ho impiegato. Sono proprio un mito, vero? Giusto qualche secondo e qualche parola per salutarvi e per mettere da parte minuti preziosi da utilizzare prima di morire. Bye bye!