La morte dei fiumi del mondoNon mi basta citare solo il link dell'articolo su
Repubblica.it, ma la mia mente appassionata di geografia mi impone di pubblicarne ampi stralci.
EMERGENZA AMBIENTE. Dal Rio Grande al Fiume Giallo, molti
importanti corsi d'acqua non arrivano nemmeno al mare
Grandi fiumi, allarme dell'Onu
"La metà rischia di sparire"
Il rapporto denuncia una crisi planetaria: "Il disastro è molto
vicino". Tra i motivi ci sono le dighe, l'effetto serra e l'inquinamento
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
Il Nilo LONDRA - "Laudato sii, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile, umile, preziosa e casta", declamava San Francesco nel "Cantico delle creature", ma oggi le arterie che trasportano questa linfa vitale si stanno inesorabilmente prosciugando. Più di metà dei cinquecento maggiori fiumi della terra sono parzialmente o completamente in secca, spesso ridotti a poco più di un rigagnolo: dal Giordano del battesimo di Gesù al Colorado che attraversa le Montagne Rocciose, dal Fiume Giallo in Cina al Rio Grande lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, dal Nilo al Rio delle Amazzoni, le grande vie d'acqua del nostro pianeta sono "un disastro in procinto di compiersi", in alcuni casi incapaci di fare arrivare una sola goccia fino al mare; e un quinto di tutte le specie di pesci d'acqua dolce è estinto o rischia l'estinzione.
A lanciare l'allarme è un rapporto triennale delle Nazioni Unite sullo stato dei fiumi e dei laghi, che sarà reso noto giovedì a una conferenza internazionale a Città del Messico ed è stato anticipato ieri dal quotidiano
Independent di Londra. "Le mappe degli atlanti non riproducono più la realtà", afferma lo studio dell'Onu. "Le vecchie lezioni di geografia, secondo cui i fiumi emergono dalle montagne, raccolgono acqua dagli affluenti e infine si gettano negli oceani, sono diventate una fantasia".
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I casi citati dal rapporto sono impressionanti.
Il delta del Colorado, un tempo popolato da 400 diverse specie animali, dai giaguari ai castori ai più piccoli delfini delle terra, e fonte di sostegno per le popolazioni locali grazie alla pesca,
è adesso un deserto di sabbia e conchiglie: nemmeno una goccia del glorioso fiume che col suo possente corso disegnò il Grand Canyon raggiunge oggi il mare.
È stato letteralmente prosciugato dalla sete di città come Tucson, in Arizona, sfruttato per alimentare le fontane di Las Vegas, deviato per irrigare campi da golf e zone agricole.
Stessa storia per il Rio Grande, che non solo non riesce più a fare arrivare la sua acqua al mare ma scompare a metà del suo corso: gli atlanti continuano a indicarlo come uno dei venti fiumi più lunghi del mondo, mentre la verità è che si ferma dopo appena 1.300 chilometri, all'altezza di El Paso, la città del Texas che lo priva di tutta la sua acqua. (AGGIORNAMENTO: Se avete Google Earth, potete vedere che effettivamente è così: il Rio Grande NON arriva al mare! Se non sapete come arrivarci, chietedemi di mandarvi il placemark via e-mail) In Cina,
il Fiume Giallo, quinto fiume più lungo del pianeta, è in difficoltà su due lati: la sua sorgente sulle montagne del Tibet si sta seccando perché i ghiacciai si ritirano, e il suo delta
è così in secca che negli ultimi trentacinque anni ha raramente portato acqua al mare. In Medio Oriente,
il Giordano, fiume sacro a cristiani, ebrei e musulmani, non riflette più la Bibbia che lo descrive come "ampio e profondo": finisce praticamente nel lago di Tiberiade, in Galilea, da dove le sue acque vengono dirottate dai lavori dell'ingegneria israeliana verso Gerusalemme e Tel Aviv. In era biblica trasportava un miliardo di metri cubici d'acqua all'anno, ora non arriva neanche a un decimo. Idem
il Nilo, in Egitto, che trasportava trentadue miliardi di metri cubi d'acqua l'anno, attualmente ridotti a due miliardi. In Pakistan, nell'ultimo mezzo secolo l'Indo ha perso il 90 per cento delle sue acque. In Europa, l'Elba è così spesso in secca che non lo si può navigare per mesi di seguito e tre anni fa il traffico fluviale si arrestò quasi completamente sul Reno.[CUT]