Ad Admore, Oklahoma (USA), una recluta fu messa sotto inchiesta perchè diceva di chiamarsi Tonsillite Jackson e si credeva che scherzasse. Dimostrò di chiamarsi veramente così e si scoprì che i suoi tre fratelli avevano come nomi Otite, Appendicite e Laringite.
(Tratto da qui)
gennaio 18, 2004
gennaio 18, 2004
gennaio 17, 2004
gennaio 17, 2004
Ho chiesto all'inseg...
Ho chiesto all'insegnante "in seconda" di musicoterapia di abbozzare per me un progettino di laboratorio di ascolto musicale e gestualità per i ragazzi del centro giovanile. Questo nell'ipotesi piuttosto remota che mi concedano di intraprendere il percorso musicale dopo il "contrattus interruptus"...
gennaio 16, 2004
gennaio 16, 2004
Tutto in una notte<...
Tutto in una notte…
Manca l’acqua, tutta la città è in stato di assedio. Autobotti, calura, gente sudata (anche belle gnocche tipo la Cucinotta con il decolleté madido… non male come sogno!), barbieri incazzati e compagnia cantando. Non si trova da nessuna parte e ad un certo punto, camminando per le vie del centro, sento che nella farmacia si vende dell’acqua calda. Il cartello all’ingresso dice “Acqua calda. Non troppo.”, per lo meno ambiguo: non troppo calda o non troppa? Mi intrufolo nella folla ed entro. La farmacia è uno stanzone enorme, altissimo, scurissimo, scrostato, col pavimento di basole come se fosse una strada, erbetta tra le fessure inclusa; ci sono gli scaffali sulla sinistra, illuminati e puliti, ma con un “gusto” primi Novecento. Per il resto non si direbbe proprio che quella è una farmacia. Infatti, al centro della stanza, nei pressi della porta c’è un tavolino dove un tizio vende l’acqua calda. Intuisco che serve per l’uso immediato di levatrici e barbieri. Una donna, dalla bellezza molto sciupata, porge una lattina da tre litri e un bottiglione da due, di quelli per la candeggina, e il tizio (ex autista di autobotti) gliele riempie. Costa 5 centesimi, ma quando la donna sta per pagare, le alza il prezzo per un motivo che non capisco (il totale è di 6 o 7 centesimi). L’acqua la prendo io. Mi inoltro nello stanzone poiché sento delle voci di donna e vedo che l’unico modo per raggiungere l’ammezzato di fronte è una specie di scala a chiocciola nera in metallo veramente pericolosa posta sul lato destro della farmacia. Cerco di salire, ma soffro di vertigini e ogni passo è faticoso; mi resta impigliato il maglione nella rete metallica ma riesco nervosamente a liberarmi; faccio tre o quattro scalini in uno (boh, non so come… ma i gradini sembravano “diritti”). A metà strada la scala si fa strettissima, faccio molta fatica a salire, soprattutto le lattine mi danno fastidio. Arrivo in cima e con uno sforzo immane mi isso a sedere sul tetto (non era un ammezzato? Mah!) con le due lattine e capisco a cosa serve l’acqua lassù. Sono stanzoni, mansarde panoramiche (tutte le pareti sono in vetro) che accolgono ragazzi e ragazze tipo ostello della gioventù. Tutti sono nudi o quasi, si stanno preparando per uscire; a N. manca lo spazzolino… e in quel momento mi maledico perché non ce l’ho nemmeno io e sicuramente non scenderei a comprarlo, dopo la fatica fatta per salire! Due ragazze sono accampate sul tetto, in sacco a pelo (il tetto è in rame, credo, verdastro e con piccoli displuvi successivi, quasi ondulato, comunque orizzontale).
Cambio.
Sono in una struttura da caposcuola, mi viene in mente quella del campo 1994, abbastanza trascurata ma molto funzionale. Ci sono i ragazzi del centro giovanile, G. e M. (non sono quelli della rissa di martedì sera), ed E., l’altro educatore maschio (G. non viene al centro da metà dicembre, e la cosa mi dispiace). Stanno armeggiando al PC connessi ad internet… cercano i numeri di telefono dei calciatori. Trovano il cellulare di Gattuso con Google e scoprono che cambiando l’ultima cifra dell’indirizzo si arriva ai numeri di tutti i calciatori di serie A. Ma un rumore fastidiosissimo, un “trrrrrrrrr” cupo, potente ed insistente, mi distrae. Ne cerco la causa, e i ragazzi mi indicano una macchina per scrivere, dicendo che si sono incagliati i tasti. Vedo la macchina, una lettera 20 nera, ma non è lei la causa del rumore. Di fronte, su una scrivania c’è una macchina elettronica, ma con gli stessi tasti della manuale! I percussori sono sollevati ed incastrati, sembra che lo siano da giorni perché non è facile sbloccarli. Invece mi accorgo che più li abbasso e più si alzano, come attratti da un campo magnetico verso il rullo. Infatti comincio a giocarci: muovendo la mano su di loro, si muovono in direzione della mano… e i ragazzi, che nel frattempo si erano avvicinati, ridono di gusto!
Manca l’acqua, tutta la città è in stato di assedio. Autobotti, calura, gente sudata (anche belle gnocche tipo la Cucinotta con il decolleté madido… non male come sogno!), barbieri incazzati e compagnia cantando. Non si trova da nessuna parte e ad un certo punto, camminando per le vie del centro, sento che nella farmacia si vende dell’acqua calda. Il cartello all’ingresso dice “Acqua calda. Non troppo.”, per lo meno ambiguo: non troppo calda o non troppa? Mi intrufolo nella folla ed entro. La farmacia è uno stanzone enorme, altissimo, scurissimo, scrostato, col pavimento di basole come se fosse una strada, erbetta tra le fessure inclusa; ci sono gli scaffali sulla sinistra, illuminati e puliti, ma con un “gusto” primi Novecento. Per il resto non si direbbe proprio che quella è una farmacia. Infatti, al centro della stanza, nei pressi della porta c’è un tavolino dove un tizio vende l’acqua calda. Intuisco che serve per l’uso immediato di levatrici e barbieri. Una donna, dalla bellezza molto sciupata, porge una lattina da tre litri e un bottiglione da due, di quelli per la candeggina, e il tizio (ex autista di autobotti) gliele riempie. Costa 5 centesimi, ma quando la donna sta per pagare, le alza il prezzo per un motivo che non capisco (il totale è di 6 o 7 centesimi). L’acqua la prendo io. Mi inoltro nello stanzone poiché sento delle voci di donna e vedo che l’unico modo per raggiungere l’ammezzato di fronte è una specie di scala a chiocciola nera in metallo veramente pericolosa posta sul lato destro della farmacia. Cerco di salire, ma soffro di vertigini e ogni passo è faticoso; mi resta impigliato il maglione nella rete metallica ma riesco nervosamente a liberarmi; faccio tre o quattro scalini in uno (boh, non so come… ma i gradini sembravano “diritti”). A metà strada la scala si fa strettissima, faccio molta fatica a salire, soprattutto le lattine mi danno fastidio. Arrivo in cima e con uno sforzo immane mi isso a sedere sul tetto (non era un ammezzato? Mah!) con le due lattine e capisco a cosa serve l’acqua lassù. Sono stanzoni, mansarde panoramiche (tutte le pareti sono in vetro) che accolgono ragazzi e ragazze tipo ostello della gioventù. Tutti sono nudi o quasi, si stanno preparando per uscire; a N. manca lo spazzolino… e in quel momento mi maledico perché non ce l’ho nemmeno io e sicuramente non scenderei a comprarlo, dopo la fatica fatta per salire! Due ragazze sono accampate sul tetto, in sacco a pelo (il tetto è in rame, credo, verdastro e con piccoli displuvi successivi, quasi ondulato, comunque orizzontale).
Cambio.
Sono in una struttura da caposcuola, mi viene in mente quella del campo 1994, abbastanza trascurata ma molto funzionale. Ci sono i ragazzi del centro giovanile, G. e M. (non sono quelli della rissa di martedì sera), ed E., l’altro educatore maschio (G. non viene al centro da metà dicembre, e la cosa mi dispiace). Stanno armeggiando al PC connessi ad internet… cercano i numeri di telefono dei calciatori. Trovano il cellulare di Gattuso con Google e scoprono che cambiando l’ultima cifra dell’indirizzo si arriva ai numeri di tutti i calciatori di serie A. Ma un rumore fastidiosissimo, un “trrrrrrrrr” cupo, potente ed insistente, mi distrae. Ne cerco la causa, e i ragazzi mi indicano una macchina per scrivere, dicendo che si sono incagliati i tasti. Vedo la macchina, una lettera 20 nera, ma non è lei la causa del rumore. Di fronte, su una scrivania c’è una macchina elettronica, ma con gli stessi tasti della manuale! I percussori sono sollevati ed incastrati, sembra che lo siano da giorni perché non è facile sbloccarli. Invece mi accorgo che più li abbasso e più si alzano, come attratti da un campo magnetico verso il rullo. Infatti comincio a giocarci: muovendo la mano su di loro, si muovono in direzione della mano… e i ragazzi, che nel frattempo si erano avvicinati, ridono di gusto!
suag - .....<br> re...
suag - .....
regulus21 - sono 5
regulus21 - e allora?
suag - così
suag - non mi andava di scrivere ciao
regulus21 - nemmeno a me
regulus21 - quindi addio
regulus21 - sono 5
regulus21 - e allora?
suag - così
suag - non mi andava di scrivere ciao
regulus21 - nemmeno a me
regulus21 - quindi addio
Ho bisogno di tranqu...
Ho bisogno di tranquillità, di qualcuno che mi ascolti. Non è facile, sono pochissimi quelli in grado di farlo... e ancora meno quelli che ne hanno voglia, a quanto pare.
gennaio 15, 2004
gennaio 15, 2004
Oggi giornata devast...
Oggi giornata devastante: dieci ore di lavoro! Dalle 9 alle 13 supervisione relazionale e dalle 15.30 alle 21.30 prima sostegno e poi centro giovanile. Ieri, mentre io non ero di turno, due ragazzi (il satanista M. e un ragazzo G. con problemi mentali) si sono presi a botte nel centro. M. l'ha rincorso fino a casa con un cacciavite, l'altro si è difeso con un coltello a serramanico, senza però colpirsi. L'assedio è durato fino alla mezzanotte, poi le acque si sono calmate.
In realtà oggi M. si è presentato al centro con un paio di cesoie da giardiniere dicendo di voler "fare la barba" a G.
Siamo stati in quattro a cercare di fargli cambiare idea, alla fine si sono stretti la mano e sono andati a giocare al biliardino.
Cose assurde!
E lei, Carlissima Educatrice Rottenmeyer ved. De Sade, dov'era? :)))
In realtà oggi M. si è presentato al centro con un paio di cesoie da giardiniere dicendo di voler "fare la barba" a G.
Siamo stati in quattro a cercare di fargli cambiare idea, alla fine si sono stretti la mano e sono andati a giocare al biliardino.
Cose assurde!
E lei, Carlissima Educatrice Rottenmeyer ved. De Sade, dov'era? :)))
gennaio 14, 2004
gennaio 14, 2004
Pour ne pas vivre seul
Pour ne pas vivre seul on vit avec un chien
On vit avec des roses ou avec une croix
Pour ne pas vivre seul on s'fait du cinéma
On aime un souvenir une ombre, n'importe quoi
Pour ne pas vivre seul on vit pour le printemps
Et quand le printemps meurt pour le prochain printemps
Pour ne pas vivre seul je t'aime et je t'attends
Pour avoir l'illusion de ne pas vivre seule
De ne pas vivre seule
Pour ne pas vivre seules des filles aiment des filles
Et l'on voit des garçons épouser des garçons
Pour ne pas vivre seuls d'autres font des enfants
Des enfants qui sont seuls comme tous les enfants
Pour ne pas vivre seul on fait des cathédrals
Où tous ceux qui sont seuls s'accrochent à une étoile
Pour ne pas vivre seule je t'aime et je t'attends
Pour avoir l'illusion de ne pas vivre seule
Pour ne pas vivre seul, on se fait des amis
Et on les réunit quand vient les soirs d'ennui
On vit pour son argent, ses rêves, ses palaces
Mais on n'a jamais fait un cercueil à deux places
Pour ne pas vivre seule, moi je vis avec toi
Je suis seule avec toi, tu es seul avec moi.
Pour ne pas vivre seul on vit comme ceux qui veulent
Se donner l'illusion de ne pas vivre seul.
(Scusatemi se ci sono errori, ma l'ho preso da un sito tedesco e nonostante le mie correzioni potrebbe esserci ancora qualcosa che non va)
Pour ne pas vivre seul on vit avec un chien
On vit avec des roses ou avec une croix
Pour ne pas vivre seul on s'fait du cinéma
On aime un souvenir une ombre, n'importe quoi
Pour ne pas vivre seul on vit pour le printemps
Et quand le printemps meurt pour le prochain printemps
Pour ne pas vivre seul je t'aime et je t'attends
Pour avoir l'illusion de ne pas vivre seule
De ne pas vivre seule
Pour ne pas vivre seules des filles aiment des filles
Et l'on voit des garçons épouser des garçons
Pour ne pas vivre seuls d'autres font des enfants
Des enfants qui sont seuls comme tous les enfants
Pour ne pas vivre seul on fait des cathédrals
Où tous ceux qui sont seuls s'accrochent à une étoile
Pour ne pas vivre seule je t'aime et je t'attends
Pour avoir l'illusion de ne pas vivre seule
Pour ne pas vivre seul, on se fait des amis
Et on les réunit quand vient les soirs d'ennui
On vit pour son argent, ses rêves, ses palaces
Mais on n'a jamais fait un cercueil à deux places
Pour ne pas vivre seule, moi je vis avec toi
Je suis seule avec toi, tu es seul avec moi.
Pour ne pas vivre seul on vit comme ceux qui veulent
Se donner l'illusion de ne pas vivre seul.
(Scusatemi se ci sono errori, ma l'ho preso da un sito tedesco e nonostante le mie correzioni potrebbe esserci ancora qualcosa che non va)
Ecco invece l'elenco...
Ecco invece l'elenco delle canzoni straniere "brividose":
Brazilian touch - Paola & Chiara
Seven days - C. David
Pour ne pas vivre seul - F. Richard
Afterdark - Tito & Tarantula
Who wants to live forever - Queen
Ave Maria paien - Noa
Shaday - O. Haza
Hijo de la luna - Mecano
Valparaiso - Sting
Ladainhas - Mawaca
Brazilian touch - Paola & Chiara
Seven days - C. David
Pour ne pas vivre seul - F. Richard
Afterdark - Tito & Tarantula
Who wants to live forever - Queen
Ave Maria paien - Noa
Shaday - O. Haza
Hijo de la luna - Mecano
Valparaiso - Sting
Ladainhas - Mawaca
gennaio 13, 2004
gennaio 13, 2004
Un piccolo elenco di...
Un piccolo elenco di canzoni italiane, ristretto a quelle che tuttora mi fanno venire i brividi. Le canzoni non sono in ordine di preferenza:
Lasciarsi un giorno a Roma - N. Fabi
Stelle di stelle - Baglioni & Martini
Così è la vita - M. Nava
Strade - Subsonica
L'ultimo bacio - C. Consoli
Gli angeli (acustica) - Madreblu
Con una rosa - V. Capossela
Tutto quello che un uomo - S. Cammariere
Il passo silenzioso della neve - V. Giovagnini
Ti sento - A. Ruggiero
Lasciarsi un giorno a Roma - N. Fabi
Stelle di stelle - Baglioni & Martini
Così è la vita - M. Nava
Strade - Subsonica
L'ultimo bacio - C. Consoli
Gli angeli (acustica) - Madreblu
Con una rosa - V. Capossela
Tutto quello che un uomo - S. Cammariere
Il passo silenzioso della neve - V. Giovagnini
Ti sento - A. Ruggiero