Avevo perfino predetto che sarebbe stato l'argomento del tema di letteratura della mia maturità. E così fu, non mi tradì.
A tradirmi fu l'emozione: non riuscii a scrivere più di tre colonne ben larghe in sei ore. Uno sconforto unico.
Ho comunque voglia di celebrare Giacomino Carnaval do Rio e i 200 anni del suo capolavoro "L'infinito" con due tributi eccezionali.
Il primo è una versione siculo-normanna dell'Infinito.
Il secondo è il drammatico reading, pieno di pathos, della splendida Paula Gilberto do Mar.
A voi.
L'INFINITO (Leopardi-Manca-Marzullo)
Mi fà minghia troppo godere questa collina deserta
e questa siepe, che non mi fà vedere
un tubo comunque, vabbhè, ormai sono quì.
Però, se stò seduto e guardo
mi immagino dei carinissimi silenzi
e una tranquillità mitica
e per poco, minghia, non sclero.
E se sento soffiare il vento tra queste foglie.
Io penso che il vento fà rumore
E invece io mi immaginavo che minghia era tutto zitto.
e penso a tutto il resto
tipo al passato
tipo al presente inzomma l'attimino dove minghia cioè inzomma stò qua.
E sono tutto intrippato e minghia stò sdando
minghia è troppo figo domani ci torno.
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