Fra poco porterai via i tuoi ultimi respiri, i tuoi ultimi secondi, mentre in Nuova Zelanda già non ci sei più da un pezzo e la gente dorme nel 2011.
Volando per non so dove, ti porti via il mio amico più caro, cacciato via dalla tua complice prediletta, la mia impulsività.
Porti via con te le tre cose alle quali più tenevo al mondo: il mio gruppo di amici, il mio coro e il mio gruppo di percussioni. Negli ultimi dieci giorni sei riuscito a metterti sulle spalle un peso così grande: 15 anni di amicizia, 8 anni di coro e 4 di percussioni.
Porti via anche i cinque chili che avevo perso e i quattro mesi senza sigarette, per non farmi sentire eccessivamente l'horror vacui. Lo so, lo fai per me.
Visto che vai via, e che non ti vedrò più, ti prego... prima di andartene definitivamente, accogli il mio sereno, cordiale e consapevole VAFFANCULO.
Amen.
Col naso in su
Per le strade di una grande città un bambino vaga da solo alla ricerca di un po’ di calore. Si avvicina il Natale e tutti si affrettano a comprare regali per i propri cari, giocattoli per i più piccoli, biglietti di auguri per i parenti lontani. Il bambino gioca con le nuvolette di fiato, soffia sulle mani e le risucchia, poi soffia ancora per scaldarsele, continuando a camminare in quella via piena di luci. Talvolta si perde nelle luminarie, conta le lampadine, di filo in filo si incanta ed inciampa nei piedi dei frettolosi passanti. I palazzi sono troppo alti, gli sarebbe piaciuto vedere anche qualche stella vera, per confrontarla con quelle elettriche nelle vetrine dei negozi. Ahmed gira per le strade col naso in su, cercando tra gli spicchi di cielo nero le stesse stelle del paese di suo padre, quelle mille stelle che parlano ai bimbi di dolci e calde notti. Inciampa in una mattonella sconnessa e cade; non piange, si rialza e ricomincia a camminare guardando in alto. Soffia ancora tra le mani, il calore effimero del fiato placa per qualche istante il freddo. Un fiocco di neve. Un altro. Ahmed segue con lo sguardo i fiocchi che, usciti da qualche buchetto del cielo nero, scendono lenti. Forse le stelle sono i buchetti dai quali escono i fiocchi. Forse sono piccoli pezzi di sole che cadono. Il bambino corre a bocca aperta per riuscire a mangiarne qualcuno, per riscaldarsi un po’. I fiocchi sono veramente tanti, pungono il viso, sono freddi, ma se solo riuscisse a mangiarne uno, sarebbe bellissimo. Se solo riuscisse a mangiarne uno, potrebbe sorgere il sole per riscaldare la terra. Ahmed salta e poi serra le labbra. Se solo riuscisse a mangiarne uno, fiumi di cioccolata fusa comincerebbero a inondare le strade.
Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. SETTE. Potrei comprarmi una villa gigantesca in Sardegna, in riva al mare, con una dépendance per gli amici, che potrebbero venire a trovarmi quando vogliono. E, a bordo piscina, fare l’alba ogni notte e poi dormire tutto il giorno. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. VENTUNO. Mamma mia, farei il giro del mondo più volte, senza bagagli, senza pensieri, con le persone più care. Sarebbe festa tutto l’anno. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. CINQUANTUNO. Meglio che ora torni a casa, è tardi e la mamma avrà sicuramente già messo la pentola sul fuoco. Che bel giubbotto, proprio il colore che mi piace. Per Natale potrei regalarmelo. Chissà quanto costa. Trecentosessantanove euro. Ammazza. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. Sessantanove più tre. SETTANTADUE. Quante lampadine quest’anno, sono proprio deliziose. Due quattro sei otto dieci dodici. Il tram. La targa. 789. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. Settantotto più nove. OTTANTASETTE. Quattordici sedici diciotto. Sarà l’ultimo dei sei numeri. Ventisei ventotto trenta. Ma vedi un po’ se devo stare col naso in su a contare le lampadine. Cinquantadue cinquantaquattro cinquantasei. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. Ottantadue ottantaquattro otta… MA CHE… BAMBINO, E GUARDA DOVE METTI I PIEDI! Ma guarda un po’ questo sbadato che guarda in aria! Ho perso il conto! MERDA!
Carota, uovo o caffè?
Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare.
Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro.
Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l'acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò carote, in un'altra collocò uova e nell'ultima collocò grani di caffè. Lasciò bollire l'acqua senza dire parola. La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre.
Dopo venti minuti egli spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in una scodella. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in un terzo recipiente. Guardando sua figlia, le chiese: "Cara figlia mia, carote, uova o caffè?
La fece avvicinare e le chiese che toccasse le carote: ella lo fece e notò che erano soffici. Le chiese quindi di prendere un uovo e di romperlo: mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l'uovo sodo. Poi le chiese che provasse il caffè, ed ella sorrise deliziata mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò: "Cosa significa questo, padre?"
Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, "l'acqua bollente", ma avevano reagito in maniera differente. La carota arrivò all'acqua forte, dura, superba; ma dopo avere passato per l'acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare. L'uovo era arrivato all'acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito. Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l'acqua.
"Quale sei tu, figlia?", le chiese. "Quando l'avversità suona alla tua porta, come rispondi? Sei una carota che sembra forte, ma quando l'avversità ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza? Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, una pietra durante il tragitto diventa duro, rigido e impenetrabile? Con uno spirito ed un cuore indurito? O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l'acqua, l'elemento che gli causa dolore. Quando l'acqua arriva al punto di ebollizione, il caffè raggiunge il suo miglior sapore.
Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai sì che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che illumina la tua strada davanti all'avversità e quella della gente che ti circonda. Per questo motivo non mancare mai di diffondere la tua forza e la tua positività a chi ti circonda come il dolce aroma del caffè!".
Tu cosa sei? Carota, uovo o caffè?
Sono un uovo
Voglio abbandonare questa vita, gli errori che ho fatto e che continuo a commettere. E' troppo per me, è troppo doloroso.
Come si può vivere con tanto dolore in corpo?
Corollario:
Non ti ho mai amato, quindi non ti odierò; non ti ho mai abbracciato, quindi mai ti torturerò.
Negli USA:
Un gruppo di uomini vestiti in viola festeggiano sorridenti la demolizione del vecchio stadio di football. Armati di detonatore, sono pronti a vivere un sogno: è il primo passo per la costruzione di un nuovo e più moderno stadio dove sostenere la squadra del cuore.
In Italia:
Un gruppo di uomini vestiti in viola festeggiano sorridenti la demolizione del vecchio stadio di calcio. Armati di detonatore, sono pronti a vivere un sogno: è il primo passo verso un appalto milionario per la costruzione di un nuovo e più moderno stadio dove giocherà una squadra qualunque, chissà quando, chissà se.
How can U feel when your baby's gone. How can U feel when your friend is gone.
You try to turn, you pray all night. You try to turn, you cry all night.
Ascoltami perché ti sto pregando non so chi sei ma so che puoi e adesso c'ho bisogno. Concedimi, se hai un minuto libero di chiederti un poco di attenzione e privacy, di solito è da sola che mi sbrigo, in media ci sto dentro e sopravvivo ma questa volta meno e mo' ti spiego:
Per effetto del medesimo incantesimo qui spariscono persone come in preda a un esodo e visto che l'ennesimo si è dato mi chiedo dove va tutta 'sta gente che non ho neppure salutato. Concedici i supplementari giusto il tempo di un minuto, stai un secondo muto, regalaci un minuto di realizzo, spazio, un posto per nasconderci lo strazio, che cazzo, non e' chiedere tanto, rispetto a cio' che in cambio, io asciughero' il mio pianto ma tu restami accanto.
How can U feel when your baby's gone. In media ci sto dentro e sopravvivo.
How can U feel when your friend is gone. Ma questa volta meno.
You try to turn, you pray all night. Tutta la notte...
You try to turn, you cry all night.
Io per ogni storia voglio un tot di Giga di memoria perché non muoia mai neanche un file perché rimanga lucida, fino all'ultima emozione perche' se perdo colpi ricordi storpi fan confusione ridammi il nome se lo perdo, il verbo se lo scordo, non voglio darmi vinta, una spinta se mi fermo ma dacci una misura anche nel crederti, purtroppo capita, fedi di plastica vogliono venderti.
Misericordia per la mia vendetta accetta lo scalpo del nemico che mi spetta, è un dono, e sai che solo a te chiedo perdono, se tu fai la tua parte io non abbandono.
How can U feel when your baby's gone. In media ci sto dentro e sopravvivo.
How can U feel when your friend is gone. Ma questa volta meno.
You try to turn, you pray all night. Tutta la notte ci provo.
You try to turn, you cry all night.
Tu mi conosci e sai come mi piglia prima di tutto mi familia, so che si raccoglie quello che si semina
ma un occhio di riguardo a mia sorella Elena e non è una delega, sorveglia quelli in crescita oggi e domani, Matilde e Shani, scalda le mani di chi si arrangia, di chi non mangia, perché qualcuno si è servito doppio, se tu sei l'oppio stona questi popoli, ritira i diavoli, mandaci in soccorso gli alleati, messi alati, soldati, qualcuno dalla nostra, non voglio niente a gratis, so quello che costa ho fede quanto basta e già conosco la risposta. Non dubito: in cambio le mie rime sul tuo pulpito ma tu intervieni subito, ti prego, ricorda la masnada di scampati per un pelo, gli spostati senza credo, lo so che sai distinguere il falso dal vero.
How can U feel when your baby's gone. In media ci sto dentro e sopravvivo.
How can U feel when your friend is gone. Ma questa volta meno.
You try to turn, you pray all night. Tutta la notte ci provo.
You try to turn, you cry all night.
How can U feel when your baby's gone. Tu mi conosci e sai come mi piglia.
How can U feel when your friend is gone. Prima di tutto mi familia.
You try to turn, you pray all night.
You try to turn, you cry all night.
Ovviamente, come ogni anno, ho contratto un raffreddore particolarmente violento.
Invece che concentrarsi sulla trachea, stavolta si è manifestato con una rinite assolutamente resistente a TUTTO.
Il muco è diventato subito giallo, quindi al secondo giorno ho cominciato con l'assunzione di antibiotici.
Per sbloccare il naso l'unico farmaco che mi fa effetto è la Rinazina, ma ormai l'ho presa così tante volte e per anni, che ogni volta che la spruzzo ho come la sensazione di farmi gli sciacqui con l'acido muriatico.
Quindi ho provato con le irrigazioni di soluzione fisiologica. La durata dell'effetto è tre secondi netti, poi si ri-tappa tutto, lasciando la sensazione di aver fatto una capriola in mare senza soffiare... e un gran mal di testa.
Canfora naturale: niente di niente.
Inalazione di semi di nigella sativa: mango po' cazzo.
Rinogutt: acqua fresca.
Alla fine sono andato dal medico, perché non respiravo più da due giorni. Mi ha consigliato il RINOFLUIMUCIL, una specie di disgorgante per lavandini al gradevole profumo di zolfo. Sembra di inalare l'intera solfatara di Pozzuoli, ma con soli quattro spruzzi per narice ho trascorso una serata più o meno tranquilla e una notte serena.
Ora il naso è assolutamente libero.
Non è consigliabile assumerlo senza prescrizione, ma se avete una rinite di proporzioni epiche e vi serve qualcosa di simile all'Idraulico liquido, proponetelo al vostro medico, che saprà dirvi se fa al caso vostro. Con meno di sei euro ho risolto il problema.
Effetti collaterali: non potrete baciare il partner per almeno un'oretta, né parlare stando vicino a qualcuno. La puzza di uova marce è insopportabile. Ma tanto, se avete la rinite, almeno VOI non sentirete nulla!
Non mi piace leggere libri, soprattutto romanzi. E' che non mi piacciono le storie: non riesco ad entrare nel vivo, non ricordo i nomi dei protagonisti e, se sono al cinema, mi annoio al punto di voler scappare a metà, anche se non l'ho mai fatto, pentendomi regolarmente di essere entrato.
Su Facebook da qualche giorno gira una catena con cento titoli di libri, tra i più famosi della letteratura mondiale, nella quale bisogna mettere in neretto i libri letti, in corsivo quelli letti parzialmente e lasciare in carattere piano quelli mai aperti.
Io l'ho fatto "a mente": su cento libri, ne avrei messi in corsivo solo due.
La Bibbia e On the road di Jack Kerouac.
Non chiedetemene il motivo.
Non venire a me con l'intera verità:
non portarmi l'oceano
se sono assetato
né il cielo se chiedo luce;
ma domani
un raggio, un suggerimento, un po' di rugiada.
Come l'uccello,
porto via solo una goccia d'acqua,
e come il vento,
solo un granello di sabbia.
Vai a fare i bocchini alle vuvuzelas! Sai come si fanno? Prendine una in bocca dal lato largo e succhia finché non suona! ©
Ho piantato chiodi e li ho rimossi, ma non posso cancellare il ricordo del foro.
Perdonami, se puoi.
Accettami ancora, se vuoi.
Se sei calamita, attiri solo roba di ferro.
Se sei pessimista, per te ci sono solo disgrazie.
Se ti fai chiodo, tutti i martelli sono per te.
Se ti ubriachi da solo, capisci che sei realmente solo al mondo.
''Nel Pdl ribellioni da persone leali con Berlusconi''
Bocchino: ''Sul simbolo decideranno i giudici''
Il notaio: ''Pdl, Fini non ha potere sul simbolo''
Pdl, il sindaco di Terzigno: ''Il simbolo l'ho dato io a Silvio''
Casini: ''Non ci fidiamo di governo e Lega''
Maroni: ''Non faremo la fine del governo Prodi''
Berlusconi: ''Sono il numero uno in Europa''
Senza parole.
I don't know I don't know
Where I'll go or what I'll do
It makes no difference what I do without you.
Oh I love you my darling
But I'll have to let you leave
Goodbye it's the last you hear of me
Well I found the bluebird
High on a mountainside
And the little bird
would sing its little song.
So I'll sigh, I'll cry
I'll even wanna die
For the one I love is gone.
La Bella, l'Amòr e l'Umanità
tri can bastàrd fioeù de Milàn
cont el C.T. sù on carrètt a motòr
in gir per i straad a informà el mond
Biànch i barbìs, lòngh i cavèi
e tropp i pensèr per sta lì a cuntai
vosava nel ciél, dentr'al castèll
quell ch'el scriveva sui soeu cartèll
còme a l'è... che podi pù parlà
On temp quand l'era non anmò on desperàa
l'era vùn ch'el ghe savèva fà
condìva i discòrs ch'eren faa de niènt
el savèva incantà, incantà la gent
la gent che la và, la gent che la vègn
che la te dà a trà per on moment
la gent che la voeur minga capì
che chi chi inscì sèmm adrèe a morì
Gh'era on tal cont on carr e tri can:
la Bella, l'Umanità e l'Amòr
parlava e vosava dentr'al castèll
parlava e vosava di ond in del ciel
L'hann trovaa
cont i can da fà pissà
disèn ch'el coeùr l'è s'cioppàa
ma l'è l'onda che se l'è ciappàa
Il clero ti uccide con l'onda!...
Se non hai bisogno del mio amore, lascia che ti abbandoni qui.
Non mendicherò più uno solo dei tuoi sguardi, se i miei ti importunano.
La polvere e la luce cruda del mezzogiorno m'accecano ma, lungo la strada, aspetterà che il tuo cuore, forse, torni a cercare il mio. (Tagore)
No! L'autostop non lo faccio: per strada non aspetterò nessuno.
Funziona cosi:
1° colloquio: "Mancano le basi". Il candidato decide di studiare.
2° colloquio: "Manca la specializzazione". Il candidato decide di fare un master.
3° colloquio: "Le manca l'esperienza". Decide di fare pratica.
4° colloquio: "Manca l'abilitazione". E si iscrive all'albo.
5° colloquio: "Guardi, ha superato il limite di età, cerchiamo candidati più giovani. Non la possiamo assumere". Il candidato ha appena compiuto trent'anni ed è un uomo FI NI TO.
Oppure così:
1° colloquio: "Buongiorno". "Buongiorno, lei è...?". "Io sono Mario Rossi, e Le porto i saluti del senatore Giovanni Verdi". "Ricambi con piacere e si rilassi".
Fine.
Ieri pomeriggio per mezz'ora si sono acciuffati due gatti nel giardino di fronte a casa, fra miagolii di dolore e di sfida. Uno dei due gatti, malconcio, è stato messo al muro dall'altro. Due ragazzi, operai del cantiere vicino, hanno smesso di lavorare per godersi la scena.
E' perfino accorsa ad assistere lo spettacolo la micina mascotte del quartiere, una giovane gatta festosa ed insolente che si fa accarezzare da tutti, la quale si è sporta sul muretto per osservare i colleghi darsele di santa ragione.
Dal balcone ho guardato la scena irreale: tre esseri che osservavano altri due che si picchiavano a sangue!
Non ho resistito: ho chiesto ai due ragazzi di lanciare qualcosa ai gatti, affinché potessero spaventarsi e così dividere le loro strade, almeno per quel momento. Mi faceva pena quel povero gatto ferito, ma ancora di più loro!
Ah, e anche la ragazza del piano di sopra ha voluto dire la sua: "Ma lasciali fare, vediamo!"
Uno sconforto... ma uno sconforto... 'sti deficienti!
Mi mancava solo dover citare la Fallaci, per segnare l'estrema putrefazione del mio essere.
Chissà perchè amiamo sempre chi non lo merita, quasi che questo fosse l'unico modo per ristabilire l'equilibrio perduto del mondo. E' la più antica forma di masochismo, quella di amare chi non sa amare, e la più stupida. (O. Fallaci)
Tutto, prima o poi, finisce. Prima sconforto, poi rassegnazione.
E arriverà la consapevolezza, prima o poi.
SEMPRELUI scrive: ahah! noi ci sappiamo divertire, che credi? Altri, al posto nostro, si sarebbero già suicidati. Noi no!
IO scrive: darwin ha fallito
Sì, vaffanculo anche tu…
Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita.
In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi, e che mi ridono alle spalle.
In culo ai lavavetri, che mi sporcano il vetro pulito della macchina.
In culo ai sikh e ai pachistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti. Puzzano di curry da tutti i pori, mi mandano in paranoia le narici. Aspiranti terroristi. E rallentate, cazzo!
In culo ai ragazzi di Chelsea, con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi… e te lo sbattono in faccia sul Gay Channel.
In culo ai bottegai coreani, con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica. Sono qui da dieci anni e non sanno ancora mettere due parole insieme.
In culo ai russi di Brighton Beach. Mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè con una zolletta di zucchero tra i denti. Rubano, imbrogliano e cospirano. Tornatevene da dove cazzo siete venuti!
In culo agli ebrei ortodossi, che vanno su e giù per la 47ma nei loro soprabiti imbiancati di forfora, a vendere diamanti del Sudafrica dell’apartheid.
In culo agli agenti di borsa di Wall Street, che pensano di essere i padroni dell’universo. Quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas-Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora.
Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita. E Bush e Cheney non sapevano niente di quel casino? Ma fatemi il cazzo di piacere!
In culo alla Tyco, alla ImClone, all’Adelphia, alla WordsCom!
In culo ai portoricani, venti in una macchina e fanno crescere le spese dell’assistenza sociale. E non fatemi parlare di quei pipponi dei dominicani: al loro confronto i portoricani sono proprio dei fenomeni.
In culo agli italiani di Bensonhurst, con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant’Antonio… che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi sperando in un’audizione per I Soprano.
In culo alle signore dell’Upper East Side, con i loro foulard di Hermès e i loro carciofi di Balducci da 50 dollari, con le loro facce pompate di silicone, truccate, laccate e liftate. Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane!
In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni fa! E muovete le chiappe, è ora…
In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili, nascosti dietro il loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia!
In culo al preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti. In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci dal Male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù Cristo: se l’è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un week-end all’Inferno, e poi gli alleluja degli angeli per tutto il resto dell’Eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville.
In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell’eternità con le vostre 72 puttane ad arrostire a fuoco lento all’Inferno. Stronzi cammellieri con l’asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi!
In culo a Jacob Elinksy, lamentoso e scontento. In culo a Francis Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia ragazza. In culo a Naturelle Riviera: le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla polizia, maledetta puttana. In culo a mio padre, con il suo insanabile dolore, che beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri e inneggiando ai “Bronx Bombers”.
In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di SoHo, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra di Park Row e a quelle a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia crollare, che gli incendi la distruggano, che bruci fino a diventare cenere e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi.
No…
No: in culo a te, Montgomery Brogan. Avevi tutto e l’hai buttato via, brutto testa di cazzo!
Dopo una serata come questa, non posso far altro che sorridere: non ci potrà mai essere nulla di peggio.
Manuale breve e semplificato per rovinarsi la vita e rovinarla agli altri.
1 - Scegliere gli amici sbagliati e tenerseli a lungo.
2 - Scegliere una carriera lavorativa sbagliata e/o datori di lavoro violenti.
3 - Avere una situazione sentimentale disastrosa per frequenza, intensità e scelta del/dei partner.
4 - Ripetere ad libitum tutti i punti da 1 a 3.
5 - Farsi mordere da una vipera per verificare il risultato ottenuto. La vipera dovrebbe morire mentre è ancora attaccata al nostro muscolo.
E' come quando fumi mentre hai il vento in faccia. Non te la godi: puzzi e mentre inspiri, ti pigli pure le zaffate che vengono dalla punta.
Ecco, quando sono depresso, non solo sto come al cazzo, ma devo prendermi anche le lezioni di vita dalle amiche che non sanno nulla di quello che c'è nella mia testolina bacata.
Mi ricorda la storia dell'albero d'acacia...
LUI scrive:
le donne saranno solo la prossima cosa che sterminerò dopo i gay
IO scrive:
NO! sennò poi chi ci stirerà le camicie?
LUI scrive:
senza donne, non ci sarà bisogno di andare in giro con le camicie stirate
Questa è VERAMENTE la fine. Mi so' schifato.
L'attore coprotagonista della mia vita viene raggiunto da una raffica di pomodori marci.
Inchino. Sipario.
Hai messo il vestito più bello
l'hai scelto per oggi con cura
frugando nel tuo grande armadio.
E' rosso il vestito
con piume di gallo
e raggi di sole al tramonto.
E ora cammini per strada
facendo girare la testa
tra sguardi ammirati e crudeli.
E' questa la vita
ben misera e triste
se basta un vestito
per farci felici.
Lo sprofondamento nel baratro era inevitabile, ed ora c'è soltanto un giocattolo ammaccato che nessuna molla potrà caricare.
La ricerca di alternative (più o meno valide), succedanei, prostitute non è più attiva da anni. Quindi un ramo cade senza che ci siano nuovi germogli.
Chi è l'ultimo ad avermi detto: "Eh, ma tu non sei solo!"?
Ieri pomeriggio un buon caffè con un ragazzo dalla rara signorilità. Ieri sera una lunga conversazione piacevole e illuminante con un caro picciulo amico a cui voglio bene.
Oggi invece ripiombo nella tristezza perché desidero una cosa lontana, per raggiungere la quale ritengo inutile lottare.
E intanto mi guardo allo specchio e non mi riconosco.
Referrals
Sono anni che non elenco le chiavi di ricerca con le quali ignoti ignari entrano in questo luogo privo di speranza.
Devo dire che non mi hanno mai deluso... quindi oggi ci provo "alla cieca":
sanny cola connection musica da scaricare = ammesso che tu abbia scritto bene il nome... ma sei sicuro di trovare degli mp3 in un blog?
cammariere gay = credo una delle fonti di accesso più numerose e proficue: ci saranno almeno un centinaio di accessi all'anno con questa chiave
slogan carini contro la gelmini = prendi una sua intervista qualunque
abbiate la compiacenza di parlarmi con dolcezza = te lo dico piano piano, a bassa voce, proprio come piace a noi: "MAVVAFFANCULO!" :)))))
veleno per gechi = il bestseller, la chiave in assoluto più ricorrente da quando ho dichiarato la mia guerra senza esclusione di colpi ai gechi che mi pascolano in casa in campagna; pare che nulla sia più efficace di una scopa!
zambrotta pene dimensioni = chiediglielo tu direttamente, mandando un'email a rocco_zambrotta@siffredi.org
pisellino del mio = immagino che la frase non finisca con "zambrottone" :)
flector contratture = chiama una massaggiatrice thailandese, vedrai come ti passa tutto in fretta!
come si scrive 39 in numeri romani = chiedi alla Polverini
Effettivamente non hanno deluso! :D
Stamattina, tornando tornando, mi è venuto in mente un pensiero corrosivo: ma se una persona asserisce con convinzione che è felice quando parla con me, poi sparisce, poi ricompare perché ha un problema, poi sparisce... dice la verità?
Un amico mi evita, due semisconosciuti mi cercano.
Un colloquio di lavoro VICINO è andato com'è andato e mi fa cascare le palle a terra, uno più lontano invece mi mette entusiasmo e voglia di fare.
Voglio andare via perché qui non c'è vita, ma poi vedo che qualcosa si muove... anche se forse è il vapore che sale dalla cacca ancora calda.
Voglio una cosa e subito dopo cambio idea. E poi torno indietro. E via, su e giù...
Cioè, tu come staresti al posto mio?
Lose:
- ho scordato per una volta di chiedere il prezzo e il fioraio del camposanto mi ha fregato: due fiori a un euro ciascuno!
Win:
- stamattina e oggi pomeriggio ho trovato parcheggio in posti non a pagamento;
- ho incontrato due magnifiche persone per un pomeriggio finalmente diverso dal solito, e poi una bella e divertente tavolata in un bar per un caffè in compagnia;
- una delle due mi ha offerto una collaborazione in un grosso progetto (pare prima aggratis, poi qualche soldino dovrebbe entrare);
- grazie all'altra, invece, ho scoperto angoli nascosti della città di mia madre;
- ho consegnato la bozza di un importante progetto di musicoterapia e resto in attesa delle correzioni.
Epic win:
- ho fatto "cappotto" a tressette a perdere IN TRE.
Non è andata così male, veh?! :D
Che data strana. Questi giorni "particolari" mi mettono malinconia.
Come se avessi per forza bisogno di vedere dei numeri precisi messi in fila per godere della straordinarietà di quelle 24 ore.
Eppure il sole sorgerà lo stesso, anche se nessuno volesse vederlo. E tramonterà lasciando lo spazio alla notte. Tutto sempre uguale, niente può turbarlo.
E la mia giornata come sarà? Per ora vado a letto, attendendo il sole.
Un mio caro amico ha appena compiuto 31 anni. Quando lui arriverà alla mia età attuale, io ne avrò 43. Probabilmente sull'orlo della disperazione, improbabilmente ricchissimo e felice.
Ancora più probabilmente è l'ultimo compleanno che festeggiamo insieme, perché sta programmando di andar via da questa valle di lacrime che è il Meridione per trasferirsi in quell'alienante bomboniera di fumo grigio e fango che è l'hinterland milanese.
Quindi sono triste. Di una tristezza viscerale, non visibile all'esterno, di quelle che ti prendono l'intestino e te lo mettono sotto sale fino a lacerarlo. Non posso far altro che guardare, dire poche parole a mia discolpa e lasciare che tutto sia compiuto.
E sono ancora più triste perché questa lacerazione non posso condividerla con nessuno. Chi capirebbe? Chi mai potrebbe pensare alla mia pena per un amico che va via? Chi potrebbe immaginare il mio dolore per l'ennesima sconfitta di una terra sterile come questa?
Oh, when they come for me, I'll be gone.
I am the opposite of wack, opposite of weak
Opposite of slack, synonym of heat
Synonym of crack, closest to a peak, far from a punk
Ya'll ought to stop talking: start trying to catch up motherfucker!
And all the people say: "Try to catch up motherfucker!"
Whispering
Oh, when they come for me,
Come for me,
I'll be gone.
come stai?
mah, non lo so...
in che senso?
un piede di qui, e un piede di lì
seh, mo cominciamo con gli indovinelli
hai in mente la puglia? beh, per andare di lì o attraversi il mare o attraversi le montagne, e io stasera volevo essere contemporaneamente al di là del mare e al di là delle montagne
ah, certo... ora sì che ho capito tutto
beh, mica ti ho promesso che avresti capito qualcosa! frecato a te!
ehi! mica si dice così alla persona!
guarda che hai cominciato tu: hai chiesto tu "come stai?"
ma era così per dire!
e la prossima volta ti fai una bella ciambata di cazzi tuoi!
...
...
C’era uno scarafaggio fortunato
Gli andava dritta qualsivoglia cosa
E gli animali del suo vicinato
Dicevan: “Che fortuna favolosa!”
Aveva una corazza luccicante
Zampe forti, mandibole accurate
“Che sogno poter esserne l’amante”
Cantavan le blattine innamorate.
Se si doveva far la nuova tana
Trovava fango di prima qualità
Come porta una buccia di banana
Per dare un tocco esotico e charmant.
Quando cercava il cibo, manco a dirlo
Eran le prede a correre da lui
Niente sembrava in grado di stupirlo
Non esistevan giorni grigi e bui.
Le mosche ne apprezzavano il talento
Nel reperire merde di stagione
Le farfalle pensavan “Che portento!
Che lunga vita fa quel bagarone!”
Ma un giorno, con violenza inaspettata,
Un incidente ne causò la morte
Finì sotto una suola rinforzata
Cessò di colpo la sua buona sorte.
Qualcuno rise per la dipartita
Qualcuno ironizzò sulla corazza
Che non bastò a salvare la sua vita
“Pur luccicante non servì a una mazza”.
Nessuno spese lacrime sincere
Nessuno gli lasciò pensieri buoni
Perché l’altrui fortuna fa piacere
Ma quando è troppa girano i coglioni.
da (Ceci n'est pas) "La pipa di Magritte"
Il mio corpo periodicamente si ribella alla mia mente, al mio modo di vivere, al mio modo di essere, al mio modo di fare.
Sarà un caso che dopo cinque ore di danza stanno esplodendo un bel po' di disturbi nascosti?
Rispondo subito: no, non è un caso.
Può capitare che, per una serie di coincidenze, sia necessario cambiare programmi e rinunciare a qualcosa per prenderne altre.
Ho dovuto rinunciare alla pizzica salentina per prendere le danze greche. Per carità, io sono quello che si è invaghito per mesi del pop greco-cipriota, diversi anni fa... quindi è stato un piccolo balzo indietro nel tempo.
E allora via, al workshop di rembetiko!
Può capitare che, fra tre insegnanti, uno di loro sia magnetico e carismatico al punto da non riuscire per un momento a staccargli gli occhi di dosso.
E, nonostante tutto l'impegno, lo sforzo e il sudore, il chasapico non sono riuscito ad impararlo manco per il cazzo. Il chasaposerbico sì, ed è BELLISSIMO!
Può capitare che, alla fine di una dura prova, si renda necessario, quasi un punto d'onore, dimostrare che si può vincere la paura e lanciarsi.
In piazza per il concerto, tutti a ballare! Gente di ogni tipo che si univa a noi! Una Πανηγύρια in piena regola. Festa grande, insomma!
Può capitare che, a causa di un sovraffollamento della piazza, il maestro decida di spostarsi e fare una "ronda" in un punto più defilato.
Chasaposerbico. Lento. Musica dolce.
Maestro che guida il serpentone. Io per ultimo.
Passi misurati. Postura imperiosa.
Sento gli altri, sento il gruppo.
Il serpentone enorme ci circonda.
La musica cresce di volume e diventa incalzante.
Il maestro...
...lento.
Noi...
...lenti.
Sento il maestro.
La vertigine del cerchio esterno non ci tocca.
Magia.
Noi. Siamo. Lenti. Tutti.
Un'emozione INCREDIBILE. Stavo per piangere. Non mi era mai successo prima!
Potrà capitare che io riesca a ritrovare il mio maestro, fra qualche giorno o fra anni. Non so se riuscirò mai ad esprimergli adeguatamente la mia gratitudine per la GRANDE cosa che ha compiuto in me.
Nel frattempo, come un messaggio in bottiglia, gli lascio questo enorme, sentito, viscerale, "Panico",
EFHARISTO, DIMITRIO!
La bellezza non è una qualità, né degli oggetti, né delle persone. Non è una virtù né un merito. Niente e nessuno la “possiede”.
La bellezza è una speciale relazione, che hanno gli esseri umani con qualcosa di altro da sé (oggetti, natura, altri esseri viventi), la quale provoca una sensazione di felicità, benessere, libertà, piacere che però non è legata a nessuno scopo o valore, né della persona che la prova né dell’oggetto definito “bello” – altrimenti non è bellezza – e che spinge chi la prova a ricercare un consenso universale per questo suo sentimento.
E’ qualcosa di assolutamente libero da vincoli di finalità o valori d’uso; qualcosa di simile, come diceva Stendhal, a “una promessa di felicità” e di superiore alla somma dei suoi elementi, come voleva Benjamin: “la bellezza è l’oggetto nell’involucro”. Più o meno, con tutte le difficoltà di definire linguisticamente un sentimento, la penso così.
(Lorenzo Gasparrini)
La bellezza è una promessa di felicità.
Fantastico!
Hai raggiunto tutti i tuoi traguardi, con tenacia e con le tue grandi capacità. E come al solito sei capace di reggere l'insostenibile pesantezza del mio essere per ore, con il solito sguardo comprensivo di chi conosce ogni angolo del mio pensare.
Grazie, Bionda.
Ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere), ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca... E anche tu non dovrai stancartene. Vivi! (C. Chaplin)
La lezione più importante della mia vita
Per quanto mi sforzi, per quanto dure siano le mie decisioni e rigorosi i miei comportamenti, non riuscirò MAI a cambiare una virgola della mia vita.
Tanto vale che me la godo.
P.S.: Siete una manica di puttane troie arroganti bagasce succhiacazzi meschine sfogaciole bocchinare frustrate ninfomani latrine cerebrolese sfondate! E anche zoccole.
Ascolta il rullante all'inizio della sinfonia de La gazza ladra di Gioacchino Rossini.
Nella partitura originale non esiste: Rossini scrisse questo brano la notte prima della Prima perché aveva paura che gliela copiassero. Tra l'altro, è un brano insolitamente lungo per essere un'ouverture.
I suoi detrattori, numerosi per l'epoca, gli prepararono un'imboscata: comprarono i biglietti per il teatro e si sedettero tutti insieme per interrompere l'ouverture alla prima nota.
Egli venne a conoscenza di questa cosa e, appunto, decise qualche minuto prima di entrare che l'inizio non sarebbe stata una "nota" ma una serie di colpi. Ecco il motivo degli inediti tre rulli iniziali, con la sinfonia che inizia all'improvviso a metà del terzo.
La combriccola rimase talmente stupita da questa cosa che mancò la plateale contestazione e la Prima ebbe uno strabiliante successo.
D'altronde, Rossini è sempre Rossini!
"Mai correre dietro alle persone che stanno bene anche senza di te.
Occorre aprire gli occhi e disilludersi a volte anche se fa male."
Tutto in una notte
E' notte. Sono per strada, alle spalle del mio palazzo in infradito, boxer bianchi e maglietta bianca. Non so da dove torno né dove sto andando, ma trovo acceso il locale accanto al mio garage (che nella realtè ospita un supermercato): è la stanzetta di O., che canta, suona, si fa la doccia... pare tutto insieme, e questo mi incuriosisce, poiché rimango a guardare la luce accesa attraverso la finestrella.
Sento arrivare qualcuno dal garage e mi ricordo di essere seminudo, cerco di scappare, ma è troppo tardi: una bellissima donna in nero sale ma io la evito scostante, non so nemmeno se la saluto. Davanti al portone chiuso del garage mi accorgo anche di non avere le chiavi. Ma che...?! Anche O. sta scendendo e non voglio farmi vedere! Alla disperata, abbasso la maniglia... E SI APRE! Corro dentro, ma il garage è stranamente popolato.
Ci sono due ragazzi e un gatto che non mi guardano e io, sempre perché sono seminudo, cerco di passare tra le (poche) auto per raggiungere il mio stanzino. Sto per aprire la porta, quando arriva una ciurma incredibile di ragazzi, saranno stati una trentina o anche più, di tutti i tipi, le altezze, i colori... guidati da un bel ventenne con modi da capetto. Mi passano davanti ed entrano tutti nello stanzino. Io dico che quello è roba mia, ma dal loro confabulare capisco che è successo qualcosa di grave.
Mi affaccio nello stanzino... e infatti è molto diverso da com'è in realtà: gigantesco, luminosissimo, dipinto di fresco tutto di rosa, con ancora le strisce di vernice, con diversi mobili dall'aria molto preziosa in noce e radica, una specie di mobile da sagrestia sulla sinistra... continuo a sentire che la gente confabula su morti, feriti, mia madre, un'altra persona... io penso subito ad un incendio e voglio solo tornare a casa per capire meglio.
No, non vado a casa, ma mi portano in uno squallido posto a metà strada tra ospedale, convento e convitto: tutto pulito e lucido ma completamente deserto, con corridoi di macadam incerato, volte altissime e grandi finestroni.
Sono in uno studiolo con il parroco e una donna. Già a vederlo, il tizio, mi si è rivoltato lo stomaco, ma mi sforzo di essere gentile e chiedo cos'è successo.
Lei mi chiede di aver pazienza, perché sarà lui a dirmelo. Il parroco intanto armeggia con una specie di lettore CD/MP3 dalla forma stranissima: ha una ribalta azzurra davanti che probabilmente contiene gli altoparlanti e bisogna tenerla alzata per ascoltare. Mi dice di ascoltare questo brano (capisco che è Little star di Madonna, in una versione remix da schifo) e poi ne avremmo parlato.
Ascolto per qualche secondo, ma poi chiedo di andare in bagno - evidentemente anche solo a rivederlo in sogno il mio intestino si ribella! Mi portano alla fine del corridoio e c'è una grande vetrata che dà su un cortile interno (nella realtà è simile all'ospedale della mia città). Il parroco dice: "Guardalo, anche lui [parole incomprensibili]", io non capisco, non so dove/chi guardare. "Il cane!" dice... e io metto a fuoco meglio, oltre il sole e il riflesso sul vetro e vedo un molosso "sorridente" dall'altra parte. Io mi spavento perché è veramente molto grande e torno a cercare il bagno.
Lo trovo, ma è uno stanzone gigantesco, assolato, nel quale immagino che i "box" siano più che roventi... ed è popolato da donne perché sento parlare. Rinuncio al bagno e, sempre con la canzone nelle orecchie, torno allo studiolo.
"E' successo qualcosa a mia madre!"
"Sì, lei non c'è più"
"Ma cos'è successo? Sono qui perché non devo saperlo? Non saprò mai quello che è successo, vero?"
E poi il risveglio. Segue Maalox per tutti.
Se giochi sempre in difesa, non aspettarti risultato migliore di un pareggio. Non attendere che gli altri mutino gli schieramenti per calcolare la tattica migliore.
A volte le partite vanno vinte. CERTE partite vanno giocate e vinte.
Per tutto te stesso e a volte anche per gli altri, devi farlo.
Capita a volte che i pensieri marcino da soli, in ordine sparso, ciascuno per proprio conto nella mia testolina ed ogni tentativo di sistemarli, regolarli, pettinarli, dar loro una parvenza d'ordine sembra vano.
Poi ad un tratto, tutti questi ometti vestiti con colori diversi invertono la loro marcia: si girano dall'altra parte e cominciano ad andare nella strada appena percorsa.
"Toh, questa strada la conosco già. Qui c'è l'omino verde come me che mi ha urtato ieri. Vediamo se lo ritrovo."
E si ritrovano. A volte si incazzano, ma più spesso fanno amicizia. Scelgono uno dei due percorsi e fanno un po' di strada insieme, si tengono per mano e cercano compagnia.
"Ehi, ma quello non è verde come noi?" "Ma va, che dici... sembra slavato, quasi celestino, ecco!" "Dai, prendiamolo con noi!" "Evvabbene, ma solo perché lo dici tu, che sei verde come me e mi fido!"
E ci sono due pensieri verdi e uno slavato. E vanno per la strada che uno dei tre conosce già.
Alla fine si forma un arcobaleno di omini più o meno tinti o slavati che percorrono un'unica strada. Agli omini non interessa che quella sia la strada giusta e non sanno dove porta - tranne uno, ma sta pomiciando con quella biondina giallo oro niente male!
Ecco, non m'importa dove sarò domani, ma voglio arrivarci con tutto me stesso. E, per farlo, ho bisogno di essere in pace, non in guerra.
Il nostro sole non ha un vero nome. Sole è un termine generico che si riferisce a miliardi di stelle. Ti invito a trovargli un nomignolo o un appellativo come “Big singer”, “Aurora rex”, “Joy shouter” o “Renaldo”.
Spero che questo esercizio ti metterà nello stato d’animo giusto per dare un nome agli oggetti non identificati della tua vita, come i misteriosi sentimenti che ti turbinano dentro, il desiderio di esperienze che ancora non hai fatto o il sogno di quegli inafferrabili momenti di felicità di cui hai tanto bisogno.
Dall'oroscopo di R. Brezsny (internazionale.it)
Lui suonava la cetra mentre Roma bruciava. Io canterò spensierato mentre lascerò alle mie spalle l'incendio che avrò appiccato a quello che resta della mia vita.
Ho trovato un documento word su un CD di backup del 2003 che testimonia a chiare lettere che tutto quello che sto vivendo ora, nel 2003 non sarebbe stato possibile. Anzi, ben oltre i limiti della fantascienza.
E vedere in quell'elenco gente trasformata, annientata, bruciata... o, al meglio, andata via... è stato un duro colpo al cuore.
Quasi non se n'è salvato nessuno: erano 40 su 140. Ora sono solo meno della metà.
Una delle teorie psicologiche che amo di più ha subito un duro colpo. Dovrò indagare sulle cause di questo incidente gravissimo.
Ricapitoliamo, a beneficio di inventario:
Mettiamo che c'è una incognita x, e che 0<x<1.
Secondo la Teoria della Gestalt, 1+1+x dovrebbe essere sufficientemente prossimo a 3, e potrebbe perfino essere >3.
Ora, perché (1+1+x)<1?
Per non aver provato nulla, né gioia né dolore, né affanno né rimpianto.
Non ne conosco ancora le ragioni, ma quasi quasi preferivo essere squassato dalle emozioni.
Almeno per dire a me stesso che sono ancora vivo.
La mia bontà non ha limiti. La voglia di sistemare le cose intorno a me, lasciando me stesso irrisolto, è patologica.
Mi sa che mi conviene ritornare cattolico: almeno potrei vivere nella speranza che qualcosa, un giorno, mi tornerà indietro.
Non è una pianeta per buoni, questo. Non sono adatto alla vita.
TENTATIVO DI DARE UN SENSO ALL'ESISTENZA
vedere il presente come spazio per seminare gesti e atti di amore verso quello che sarò domani
vedere il presente come luogo per godere dei frutti dei gesti e degli atti di amore seminati per me da quello che ero ieri
Quest'uomo è un genio!
Mi sono innamorato. La chiamerò Fiammetta, perché ha acceso il mio cuore dopo tanto dolore e tanto buio.
Amore a prima vista, ma anche a seconda e terza svista, perché la sua bellezza era tale da riempire ogni angolo dei miei pensieri. E ne ho immaginato odori e sapori per inebriarmi i sensi, ciò che a volte accade ed uccide.
Forse non la rivedrò mai più. Non ne rivedrò più la prorompente sensualità, ma niente sarà più come prima. Semplicemente perché prima non era, ora non è più.
E mai più sarà. Nessuna speranza, nessun contatto... solo il ricordo... un bel ricordo e tanta nostalgia, Fiammetta eterna del mio cuore.
Se tracci col gesso una riga sul pavimento, è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi.
Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso.
Se fai finta che la fune non è altro che un disegno fatto col gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi.
Ciò che conta è tutto dentro di noi; fuori nessuno può aiutarci.
Non essere in guerra con te stesso: così tutto diventa possibile, non solo camminare su una fune, ma anche volare.
(Hermann Hesse)
C'è un qualcosa che stavolta mi fa resistere alla voglia di buttare il tavolo all'aria. Desidero ancora giocare. Ma sarà gioco o sarà guerra? E' voglia di pace o di macelleria messicana?
Difficile dirlo. Non sarà facile, e da questo dipenderanno molte delle mie scelte nell'immediato futuro.
Quello che so è che non voglio perdere. Non voglio perdermi, non voglio perderli.
E' troppo tardi per mandare questa vita affanculo, per lasciare mamma, gatta, amici veri/occasionali/finti, luoghi cari, per prendere il volo e non tornare più?
E' troppo tardi per fuggire dai problemi, per affrancarmi dalla depressione, per respirare aria nuova?
E' sempre troppo tardi per liberarmi e ricostruirmi?
Cioè, io non voglio più vedere nessuno: voglio che si formi l'erbaccia intorno a me, un roveto impenetrabile che scoraggi avventori abitudinari e casuali.
Potrà mai accadermi qualcosa di piacevole che cambi questa situazione o dovrò sempre lottare perché la gente scartavetri la ruggine dei miei problemi per trovare almeno qualcosa ai limiti della decenza?
Chi vi ha detto che dovete preoccuparvi per me? Chi mai?
Quando pensate a me, rassicuratevi. Pensate innanzitutto che io sarò vivo per almeno altri 15 minuti, e che in quel quarto d'ora non avverrà la fine del mondo.
E poi fottetevi.
La mia tenera amica Aracne tesse per me la solida rete del Male. Come farò a non cadere nella sua ragnatela?
Un mashup tra Niccolò Fabi e i Subsonica per parlare dei miei funerali.
Se venissero tutti vestiti di rosso, o per lo meno molto colorati, sarebbe bellissimo.
Se invece della banda in coda, ci fosse una batteria di samba in testa al corteo, sarebbe meglio.
Se la gran parte dei miei parenti, quelli con cui non parlo da anni, si stesse a casa, sarebbe il massimo.
E se la sincera disperazione assalisse al massimo quelle sei persone autorizzate a farlo - cioè se gli altri se ne fregassero ampiamente come hanno sempre fatto - quasi quasi rimanderei tutto.
Ah, dimenticavo: non sono affatto in fase depressiva. Sono lucidissimo e felice. E' in momenti come questo che questi pensieri escono fluidi e sereni.
Perché sono stupido e presuntuoso. Perché sono confuso e arrabbiato.
E tu mi ascolti, mi perdoni, mi consoli e diradi le nebbie.
Mi hai ridato trent'anni di vita.
...embè? Sì, sono felice! Felicissimo! Saltellante e scodinzolante dalla felicità. Il momento più felice della mia vita da dieci anni a questa parte.
Non ti ringrazierò mai abbastanza di esistere, di essere con me da quindici anni, di resistere ai miei urti e di concedermi i tuoi pensieri.
E questo mi rende splendidamente felice. Grazie, mio insostituibile amico!
Non c'è gioia nell'attesa, cazzo! Leopardidimmerda, vuoi capirlo o no? Il sabato del villaggio è una cagata pazzesca!
Abbiamo entrambi bisogno uno dell'altro. Sempre.
Questa vita strana ha reso sia me che te incompleti, e meno male che ci siamo incontrati.
May God bless and keep you always,
May your wishes all come true,
May you always do for others
And let others do for you.
May you build a ladder to the stars
And climb on every rung,
May you stay forever young,
Forever young, forever young,
May you stay forever young.
May you grow up to be righteous,
May you grow up to be true,
May you always know the truth
And see the lights surrounding you.
May you always be courageous,
Stand upright and be strong,
May you stay forever young,
Forever young, forever young,
May you stay forever young.
May your hands always be busy,
May your feet always be swift,
May you have a strong foundation
When the winds of changes shift.
May your heart always be joyful,
May your song always be sung,
May you stay forever young,
Forever young, forever young,
May you stay forever young.
(i migliori auguri...)
e già incazzato.
Che poi non capisco perché festeggiare la trentasettesima volta che la Terra si trova nella stessa posizione rispetto al Sole da quando son nato. No, non lo capisco proprio.
Tanti auguri a me.
Mancava un terzo aggettivo, dopo "spokkiosodimmerda" e "veggente". Eccovelo, o miei 25 lettori: maschilista.
Che alla fine certe donne mi hanno terribilmente dato al cazzo, incontentabili scioviniste mascherate da solidali puelle indifese!
Sì, mi riferisco a te, ramo secco di chitemmurt!
(Sfogo privato, essenziale per la mia salute psicofisica ma incomprensibile ai lettori di questo blog. Fate finta di aver capito ed annuite assorti!)
Gioia, gaudio, giubilo e tripudio!
Temperature africane, qui. E io sono riuscito ad andare a mare dalle 16.15 alle 18.15 e da mezzanotte e mezza alle due. Se questo non è godere come un sibarita... :)
Ho appena detto ai miei amici che, se avessi potuto scegliere, a 13-14 anni sarei andato a lavorare piuttosto che ridurmi così, ad attendere invano che qualcosa cambi nella mia vita oppure nel mondo.
Mi hanno guardato schifati, come se fossi un alieno, e tra qualche rimprovero e qualche scusa abbozzata, io ho continuato a pensarla così. Ecchissenefrega.
Cioè, veramente, mi sono stancato di essere sempre quello che sa tutto, che capisce tutto, che ascolta e dà consigli buoni (regolarmente inattuati, ma in genere chi chiede consigli è perché vuole una scusa per non applicarli). Sono stanco di essere fonte di conoscenza, e di dover continuamente attingere ad altre sorgenti per non essiccarmi, per non perdere smalto, per non essere più quello "buono". Quando va bene. Perché quando questa mia dote viene male interpretata (dalla maggioranza delle persone, savasandìr), io sono il solito spokkioso dimmerda, il saputello, quello che rovina i giochi perché non c'è gusto con lui...
E quindi, al passaggio nel mio trentottesimo anno, tra qualche giorno, vorrei essere un po' più leggero dentro, con meno zavorra e meno profondo, con un po' di quella sana scemitudine (qualche fine linguista altrettanto spokkioso dimmerda potrebbe chiamarla ignavia) tipicamente adolescenziale che ti fa guardare il manicure fatto bene, in una graziosa mano che indica la luna.
Ci sono persone che temo di aver sradicato dalla mia vita.
Gente che non mi dice più nulla, che è partita e non è più tornata.
Gente che vorrei che partisse, ma sta qui ad ammorbarmi nonostante tutto.
Gente che non mi ha ferito e che perciò non ha bisogno del mio perdono, ma che mi ha dimenticato o s'è lasciata dimenticare.
Gente come terraferma, per me, ma che ora mi guarda come un relitto alla deriva.
Persone che, se tornassero, troverebbero la porta chiusa.
Perché una volta che sei andato via non troverai mai niente com'era prima.
L'ultima delle mie scoperte: un paesino arroccato (è il caso di dirlo!) su un colle di 200 metri di altezza, ed in cima conserva un castello federiciano ristrutturato senza stravolgerlo e fino a due giorni fa chiuso al pubblico.
Beh, io ci sono entrato ieri per un concerto. Meraviglia delle meraviglie!
Conto di ritornarci prima possibile, non si può perdere un posto del genere!
Ho terminato due giorni fa di leggere questo splendido libro di Albinati&Timi. Cioè, di Filippo Timi.
Se io dico che vorrei sposarmelo, al sciur Timi, dico una cosa cattiva, sbagliata, immorale, assurda e/o ridicola? Certo, si può anche credere che molte parti del libro siano inventate o esagerate o camuffate, dette in punta di lingua o spalate con la vanga. Ma a me piace la storia, piace l'idea di un mondo che scappa da chi non può vederlo.
E mi piace il personaggio Timi, l'uomo dai mille problemi e dal milione di risorse. Chissà se e quanto persona e personaggio coincidono, ma di sicuro non vorrei salvarlo. No.
Vorrei che mi salvasse.
Date ad un ragazzino degli anni Zero, timido cicciottello e fiordilatte, un telefonino touchscreen, di quelli che sembrano tanto intelligenti ma in realtà è una sottomarca mezza stupida. Dotate il suddetto virgulto di un collegamento internet che gli permetta di iscriversi a Fessbuc, di chattare e di scaricare musica, nonostante faccia la terza media e a scuola i risultati arrivino a stento.
Infine fate in modo che, in una vostra conversazione con amici, lui prenda il sopravvento e vi faccia ascoltare i brani che ha caricato sul cellulare.
Waka waka - Shakira"
The final countdown", ma nella versione della RANA PAZZA!
Give it 2 me - Madonna
Pazza Inter amala
Waving flag - K'naan & David Bisbal
...più un paio di tormentoni riempipista da discoteca di provincia.
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Lascio alla vostra immaginazione il mio sguardo colmo di orrore e compassione.
Lezione numero uno: è scientificamente provato che evitare per miracolo due incidenti sicuramente mortali in un anno e mezzo, allunga la vita.
Non credo sia però il modo giusto per farlo.
(Post in codice)
Nel giro di duecento metri ho incontrato il Bulgaro, Fiocchettino e Pompina. L'idea che l'umanità stia viaggiando verso il baratro, d'un tratto m'è apparsa così lampante...
E poi sono stato avvolto da una vampata di nostalgia perché sto recuperando l'hard disc del 2000, salvato in due CD. Prima che si rovinino del tutto, meglio rimasterizzarli! Ho trovato foto, mp3, giochini... mamma mia, quello era proprio il tempo della scemitudine. Non che ora sia troppo diverso, sia chiaro.
non ho piu' voglia di lavorare.. di far le solite cose... prenderei il primo aereo destinazione sconosciuta, possibilmente mare
e viver la giornata, magari con un lavoretto del cazzo tipo barista o similari
sigh sob!
Idem. E quando poi ti capita, come mi è successo stasera, di aver suonato samba per dei ballerini brasiliani, capisci che hai fatto tutto quello che dovevi fare nella vita e puoi pure morire in pace. Sulla mia lapide scrivete: "Ha suonato samba, è morto felice".
Sono al primo di nove giorni di antibiotico. Talmente afono da non poter parlare al cellulare, perché sembra che la linea sia disturbata.
Il Titanic è affondato degnamente, per colpa di un iceberg. Io sto avendo cura di trasformarmi prima in un vascello fantasma.
C'era una volta, in un paese di mare della solatia Puglia, un tipo che si chiamava M'gnikk**. Noi l'avremmo chiamato probabilmente Mimmo.
La guerra infuriava al di là degli uliveti e delle colline e a tavola si mangiava pane e povertà. Beh, veramente il pane si mangiava quando c'era.
Un bel giorno di primavera al generoso M'gnikk venne ricompensato un favore con due chili di alici appena pescate di contrabbando. Due chili di alici tutti per lui, una fortuna che non capitava spesso.
Arrivato a casa con una fame da lupo, dovette scansare più volte la sua gatta, ovviamente altrettanto affamata. Lei sapeva che le sarebbero arrivate le teste e le code, ma cominciò comunque a fare le feste al suo padrone e ad assaltargli le caviglie.
Mentre stringeva a sé l'involto di carta grezza, annusando con voluttà l'intenso odore di mare, il nostro M'gnikk fu colto da un dubbio enorme: Ma ora come le preparo queste splendide e lucenti alici? Fritte no, perché ci vuol troppo olio e l'odore farebbe insorgere il vicinato: "Ma tu vedi a quello: viene a chiedere la farina in prestito e poi non ci dà nemmeno un po' di frittura!". E le alici sono poche perfino per me! Arrostite nemmeno: ci vuole troppo tempo per preparare i carboni e la fame è assai. Ho capito! Me le mangio crude e marinate, così non si sente l'odore e devo solo chiedere alla vicina una foglia di prezzemolo.
M'gnikk prese uno spicchio d'aglio dalla serta, dell'aceto, un cucchiaio di prezioso olio dalla giara. Poi posò il cartoccio sul tavolo e andò dalla vicina a chiedere un po' di prezzemolo.
Eh, ma lei aveva visto tutto: da quelle case senza porte e senza finestre si entrava e usciva liberamente, e il povero M'gnikk non avrebbe mai potuto passare inosservato con un pacchetto di quel tipo tra le mani.
E chi te l'ha dato? Quello di dietro alla torre? E come mai? Neh, ma sono fresche almeno? Ah, pensa, di stamattina! E quante sono? Ah, solo sei alici? Beh, saluti a signoria!
Scivolò via in casa sua, dopo l'interrogatorio a scopo di estorsione, con le foglie di prezzemolo in mano e tanta fame da soddisfare. La gatta dispettosa e affamata aveva quasi finito di divorare l'intero bottino. M'gnikk le urlò contro le peggiori parolacce e cercò di afferrarla, ma lei, con l'ultima alice in bocca, infilò l'uscio di casa e scappò per la strada. M'gnikk non si arrese e la rincorse per tutta la via. La gatta, un po' scema ma decisamente soddisfatta, si infilò in una finestrella cieca e terminò così la sua fuga tra le mani ansiose di vendetta del nostro affamato M'gnikk.
La gatta fu tenuta per la collottola fino a casa, e subito cominciò il processo pubblico. La gente, incredula di fronte a tanta ira - ma si sa che la rabbia e la fame fanno molto chiasso -, si fermò intorno a M'gnikk e uscì perfino la vicina di casa, che sapeva tutto o quasi.
Tutte le discussioni tra l'accusa e la difesa si svolsero in un clima a dir poco infuocato, con M'gnikk deciso a far fuori l'animale e la gente che non gli credeva affatto - come poteva uno spiantato del genere aver comprato ben due chili di alici al mercato nero?
Venne fuori la vicina di casa, con la sua voce stridula e mise tutti a tacere: "Pesiamola! Se è vero che ha mangiato due chili di alici, deve pesare almeno tre chili e mezzo, forse quattro chili!"
Si diressero tutti alla pesa del forno. Prima salì M'gnikk con la gatta in mano, poi la consegnò alla vicina e si pesò senza gatta. La differenza era di due chili e mezzo. Più o meno sei alici, pensò la vicina.
Così la gatta fu liberata, M'gnikk fu deriso e lasciato alla sua fame e la vicina, da pettegola universamente riconosciuta, guadagnò la fama di persona retta e giusta.
E quando ci si trova davanti a misteri inspiegabili come le quantità contabilizzate che non corrispondono al vero, oppure a persone che mangiano come delle betoniere e non ingrassano, nel bel paese di mare della solatia Puglia si nomina tuttora la fortunata e soddisfatta gattina: "La gatt d M'gnikk si mangiò due chili di alici e pesava due chili e mezzo!".
Sipario.
* La storia, dedicata ad un Baol, l'ho immaginata prendendo ispirazione dal detto finale (realmente esistente) e dal commento che mi ha scritto il Baol nel post precedente.
**Era probabilmente diminutivo di Domenico. La trascrizione giusta dal dialetto sarebbe Megnicche, ma non rende affatto l'idea.
Non ho mai fatto nomi sul mio blog. Conservo la mia vita privata in un barattolo ermetico che in sette anni non ho mai aperto, ma per stavolta faccio un'eccezione.
Nel giro di una settimana ho visto tre persone conosciute in passato che mi hanno sorriso genuinamente, con uno sguardo affettuoso e pieno di gratitudine. Erano tre ragazzi con i quali, per un motivo o per un altro, ho condiviso un tratto di strada, un pezzo della mia vita e che adesso vivono consapevolmente la loro età adulta.
Ora sono io a ringraziarli. Per la bellezza dei loro sorrisi, per aver contribuito a farmi diventare ciò che sono adesso, per essere tornati a salutarmi.
Grazie Alessandro! Grazie Savino! Grazie Giuseppe!
Il Premio Oscar come miglior attore non protagonista della mia vita ha calato la maschera. Una maschera triste.
Che poi uno si chiede perché le persone intelligenti siano destinate a vivere nel perenne turbamento...
A presto e ad maiora, Lord Brummel! :)
Ho visto "Agorà", il film di Amenàbar su Ipazia, la filosofa di Alessandria d'Egitto.
Ne sono uscito scosso, tremante, triste, incazzato. E' un film che ti cambia il modo di vedere le cose, sia per la storia, sia per come è raccontata.
Rachel Weisz è splendida, incredibilmente vera e pura nel ruolo di Ipazia. Non doveva certo essere un bel periodo, quello, per una donna filosofa, ma l'incredibile avversione di gente ottusa e affamata di potere nei confronti del libero pensiero è sempre un lutto per tutti.
I personaggi sono vividi, escono dallo schermo e lo perforano, lacerandolo con le loro spade. La figura dello schiavo (Davo - Max Minghella) che fa il tira e molla, mosso solo dalle sue passioni più intime, dalle sue viscere, è geniale nella sua metafora. Quello schiavo sono io, siamo noi: quando oscilliamo tra un estremo e l'altro, quando la passione ci rende incoerenti, quando qualcuno ci impone un cliché, quando veniamo accecati da una finta verità, quando soffochiamo i nostri ideali... eccoci, nudi, rappresentati in un film.
Parlavo di lutto: quella è una perdita irreparabile che non si elabora, è una ferita che non si rimargina. Si infetta, diventa purulenta e pestilenziale, e gli untori non mancano. Chi ci plagia ed ottunde i nostri sensi e le nostre percezioni, è sempre, sempre, SEMPRE il nostro nemico più grande.
E non importa il nome, non importa quanto sia potente, non importa quanti siano numerosi o quali strumenti abbiano a disposizione.
Sono uscito profondamente intristito, consapevole che anche i potenti del mondo attuale, per la turba urlante là fuori, nell'agorà, hanno solo un progetto: assoggettarla. In subordine, eliminare i diversi.
Un particolare notevole della regia: la devastazione della biblioteca di Alessandria è raccontata per qualche secondo con la telecamera capovolta. Simbolico.
Ho capito che non devo uccidermi. Devo ucciderti.
¡Cuidado, gringo!
Al momento riesco a trovare tre vantaggi e uno svantaggio nell'aver smesso di fumare.
Vantaggi:
- Posso cavarmela per due giorni con cinque euro in tasca. Non a Milano o a Parigi, ecco, ma qui sì.
- Quando vado in un posto nuovo non devo preoccuparmi di adocchiare dov'è il tabaccaio più vicino.
- I miei giubbotti non puzzano più di fumo.
Svantaggio:
- Attendere qualcosa o qualcuno con una o più persone che fumano è SNERVANTISSIMO. Ciò appesantirà i miei già patologici ritardi, lo so.
C'è una distorsione cosmica che pare faccia addensare qui tutta la differenza tra l'impossibile e l'imponderabile.
Depresso sì, ma non annoiato: la cosa più normale che mi capita è sedermi in un campo di cetrioli.
Se solo avessi saputo o soltanto immaginato che tutto, oggi, doveva essere così... mi sarei eclissato tanto tanto tempo fa.
Merde!
Ecco svelato il mistero della parallasse: in realtà, io vivo in un universo parallelo a quello di 365albe.
In un mese ho perso sette chili. E il fatto che debba perderne in venti giorni altri cinque, non deve trarvi in inganno: la vostra bilancia segnerà sempre cinque chili in più.
(da Repubblica.it)
'Cio' che avviene nel Battesimo e' l'inizio di un processo che abbraccia tutta la vita e rende capaci di eternita''. Lo ha detto il Papa conferendo questa sera, nella Veglia Pasquale che ha presieduto in San Pietro, il battesimo a sei neofiti: due uomini e quattro donne, una di nazionalita' somala, due albanesi, una sudanese, un russo e un giapponese. 'Nel rito del Battesimo - ha spiegato loro - pronunciava un triplice 'no': al diavolo, alle sue pompe e al peccato. Con la strana parola 'pompe', cioe' lo sfarzo del diavolo, si indicava lo splendore dell'antico culto degli dei e dell'antico teatro, in cui si provava gusto vedendo persone vive sbranate da bestie feroci' .
No ai preservativi, no ai rapporti prematrimoniali, no alla sodomia, no alla pillola del giorno dopo... ma manco le pompe, ora? Eccheccazzo!
:)))
Come promesso, ecco il nuovo arredamento della mia casetta elettronica.
Sì, mi interessa il vostro parere.
No, non mi farò condizionare e non lo cambierò tanto presto.
Scena: una regione italiana; Roma.
Personaggi: un ministro della repubblica già governatore di regione sconfitto; un governatore di regione; un avversario del governatore; il presidente del consiglio; l'intera classe dirigente del partito del presidente del consiglio.
Poniamo che il ministro ce l'abbia a morte con il governatore di regione, poiché cinque anni fa lo scalzò alla guida della sua regione.
Poniamo che quindi detto ministro scelga motu proprio un avversario per il governatore, che punti su di lui come un cavallo di razza.
Poniamo che nessuno crede che questa mossa sia efficace, tanto che la candidatura di questo avversario rimane in bilico per giorni.
E immaginiamo infine che le cose si ricompongano e che quindi si vada al voto regolarmente.
Il governatore si riconferma tale, mentre l'avversario viene sconfitto.
Nel Paese ideale, il ministro della repubblica si dimetterebbe dopo aver ammesso il fallimento, andando a condurre un agriturismo nel più bel posto del Paese in questione, praticamente a casa sua.
Nel Paese reale, succede proprio così, e per un attimo ci siam tutti sentiti meglio, più liberi, leggeri, senza la Nemesi che soffia sul nostro cozzetto.
Poi arriva una Voce dall'alto. Il presidente del consiglio dice che la sconfitta in quella regione è colpa dell'intera classe dirigente del partito (forse dimenticando che è il SUO partito). Quindi, invece che farli dimettere tutti e mandarli a scavar sale e/o zolfo nelle italiche miniere, rifiuta le dimissioni del ministro e lo reintegra nel consiglio.
Sipario. Segue spettacolo di burattini.
No, non è un pesce d'aprile. Vi assicuro che è tutto vero.
Alla luce dei risultati delle ultime elezioni regionali, vorrei esporre alcune riflessioni ai miei due lettori e mezzo.
La prima è che attendo con ansia che la Lega Nord finalmente possa essere libera di governare. Quindi mi auguro che metta sul serio un bel muro intorno alla Padania, una gigantesca barriera galleggiante di mine lungo la metà del Po. Non per evitare l'ingresso dei terroni e dei nègher nella loro Repubblica Ariana, ma per non far uscire loro.
Le Olimpiadi moderne siano finalmente sostituite da sport più consoni ai fisici temprati dal freddo e dalla nebbia, quali la corsa nei sacchi, il tiro alla fune, la moscacieca (lo smog aiuta tantissimo) e il tirassegno con le arance. Anche la pesca ne trarrebbe vantaggio: nel Lambro non serve il piombino perché il petrolio ha un peso specifico irrisorio, nel Po non devi usare nemmeno il galleggiante fluorescente perché i pesci lo sono già, e all'Idroscalo eviti di portarti le mosche da casa.
Che secessione sia, allora!
In second'ordine, la mia ansia aumenta e fremo con trepidazione in attesa del primo articolo di giornale, del primo cittadino campano o calabrese che si lamenterà della criminalità organizzata. Gemo già di piacere aspettando la richiesta di aiuto alle Istituzioni di questi territori martoriati dal dissesto idrogeologico. Sia chiaro, non auguro loro nulla di tragico. Ma quando accadrà qualcosa di spiacevole, non mi muoveranno a compassione, non ci riusciranno.
La terza considerazione riguarda la provincia dell'Aquila, consegnata nelle mani di un uomo del centrodestra. Come a Zama: dopo la distruzione, il sale sulle macerie.
L'ultima cosa, la più importante: una regione DA SEMPRE profondamente di destra come la Puglia, per la seconda volta elegge un governatore postcomunista. Non è affatto un caso, ed è segno che tutti possono cambiare le proprie sorti. Leggendo questo blog vi accorgerete che io, in quanto pugliese, non sono affatto più intelligente della media.
P.S.: Leggo con orrore che Gabriella Carlucci è stata eletta sindaco di Margherita di Savoia col 70% delle preferenze. Ecco da dove veniva il sale.
Nel 2001 era in progetto un bel viaggio: prendere casa al centro di Bologna con tre amici. Loro avrebbero studiato, io avrei lavorato; avevo la possibilità di entrare in un bel giro grazie ad un amico intelligente e generoso.
Confidai al mio riparo dalla tempesta che, in caso di trasferimento, avrei reciso ogni mio legame con la mia vita qui in Puglia: non mi sarei portato nemmeno la rubrica telefonica e avrei cambiato numero. Lui si risentì parecchio, mi insultò e mi diede dell'ingrato.
Il progetto andò a monte per cause varie ed eventuali, nonostante mia madre avesse cominciato perfino a confezionarmi dei barattoli di pomodorini per non sentire troppa nostalgia di casa. Continua a farmeli ogni anno, e ad ogni barattolo mi viene in mente il viaggio sfumato.
Avevo ragione, avevo tristemente ragione. Dovevo chiudere tutto allora. Adesso è troppo tardi.
Tutto è compiuto.
Alle 20.30 ho messo l'auto in garage, poi ho cenato. Infine stufa, poltrona, coperta, notebook e... la puntata di lunedì di "Tutti pazzi per amore 2", che m'ero perso.
Ah, Madama Pigrizia!
Ricordate che fra cinque minuti perderemo un'ora di sonno e che domani dovrete votare bene, su!
Spero di riuscire presto a cambiare il template. Questi colori così vivaci, ottimisti, luminosi ormai non mi appartengono più.
Non vi spaventate quindi se a breve l'arredamento della mia casetta virtuale cambierà in modo radicale.
In Paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori e il tuo cane entrerebbe al posto tuo. (M. Twain)
Volevo nascere giOOsto, invece sono nato io.
Volevo nascere lOOi, invece sono nato io.
Scusate per il disguido, la colpa è di quella puttana della cicogna!
(nella foto, il becco della cicogna)
Una irrefrenabile, potente, vulcanica, dirompente voglia di piangere... di urlare... di straziarmi.
Veramente non ne posso più.
Così come ho ampiamente descritto nel post precedente, ecco la vittoria annunciata del dottor Marin.
La cosa più sconvolgente è stata la sua uscita: appena ha messo fuori il naso, gli hanno scippato il cappello-reliquia del nonno, e poi ha fatto l'appello al TG5 per riaverlo. Sono basito.
Certo, ha vinto Mauro. Però dopo aver silurato al volo Alberto Farfuglio, Giorgio ha incontrato suo fratello, Cristina ha parlato per la prima volta del suo fidanzato e l'ha incontrato lì, Maicol ha ballato con Giulia (Ciao GIULIAAAAAAAAA!) e ha addirittura spento le luci della Casa con un cenno, rimanendo lì a piangere come un reietto.
Chi ha vinto il GF10?