Col naso in su
Per le strade di una grande città un bambino vaga da solo alla ricerca di un po’ di calore. Si avvicina il Natale e tutti si affrettano a comprare regali per i propri cari, giocattoli per i più piccoli, biglietti di auguri per i parenti lontani. Il bambino gioca con le nuvolette di fiato, soffia sulle mani e le risucchia, poi soffia ancora per scaldarsele, continuando a camminare in quella via piena di luci. Talvolta si perde nelle luminarie, conta le lampadine, di filo in filo si incanta ed inciampa nei piedi dei frettolosi passanti. I palazzi sono troppo alti, gli sarebbe piaciuto vedere anche qualche stella vera, per confrontarla con quelle elettriche nelle vetrine dei negozi. Ahmed gira per le strade col naso in su, cercando tra gli spicchi di cielo nero le stesse stelle del paese di suo padre, quelle mille stelle che parlano ai bimbi di dolci e calde notti. Inciampa in una mattonella sconnessa e cade; non piange, si rialza e ricomincia a camminare guardando in alto. Soffia ancora tra le mani, il calore effimero del fiato placa per qualche istante il freddo. Un fiocco di neve. Un altro. Ahmed segue con lo sguardo i fiocchi che, usciti da qualche buchetto del cielo nero, scendono lenti. Forse le stelle sono i buchetti dai quali escono i fiocchi. Forse sono piccoli pezzi di sole che cadono. Il bambino corre a bocca aperta per riuscire a mangiarne qualcuno, per riscaldarsi un po’. I fiocchi sono veramente tanti, pungono il viso, sono freddi, ma se solo riuscisse a mangiarne uno, sarebbe bellissimo. Se solo riuscisse a mangiarne uno, potrebbe sorgere il sole per riscaldare la terra. Ahmed salta e poi serra le labbra. Se solo riuscisse a mangiarne uno, fiumi di cioccolata fusa comincerebbero a inondare le strade.
Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. SETTE. Potrei comprarmi una villa gigantesca in Sardegna, in riva al mare, con una dépendance per gli amici, che potrebbero venire a trovarmi quando vogliono. E, a bordo piscina, fare l’alba ogni notte e poi dormire tutto il giorno. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. VENTUNO. Mamma mia, farei il giro del mondo più volte, senza bagagli, senza pensieri, con le persone più care. Sarebbe festa tutto l’anno. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. CINQUANTUNO. Meglio che ora torni a casa, è tardi e la mamma avrà sicuramente già messo la pentola sul fuoco. Che bel giubbotto, proprio il colore che mi piace. Per Natale potrei regalarmelo. Chissà quanto costa. Trecentosessantanove euro. Ammazza. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. Sessantanove più tre. SETTANTADUE. Quante lampadine quest’anno, sono proprio deliziose. Due quattro sei otto dieci dodici. Il tram. La targa. 789. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. Settantotto più nove. OTTANTASETTE. Quattordici sedici diciotto. Sarà l’ultimo dei sei numeri. Ventisei ventotto trenta. Ma vedi un po’ se devo stare col naso in su a contare le lampadine. Cinquantadue cinquantaquattro cinquantasei. Se solo riuscissi a mettere in fila quei sei numeri. Ottantadue ottantaquattro otta… MA CHE… BAMBINO, E GUARDA DOVE METTI I PIEDI! Ma guarda un po’ questo sbadato che guarda in aria! Ho perso il conto! MERDA!
0 Comments:
Posta un commento